La frase sfuggì tempo addietro a un dirigente dell’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, che rappresenta cliniche e strutture convenzionate: se agli ospedali pubblici si imponessero i criteri di accreditamento cui sono sottoposti gli operatori privati, ne rimarrebbero aperti ben pochi. La stessa cosa sembra valere anche tra farmacie del territorio e farmacie ospedaliere, come dimostra l’esito del blitz a sorpresa effettuato all’ospedale Capilupi di Capri da ispettori dell’Asl Napoli 1. Per un’intera giornata i medici del Servizio ispettivo centrale dell’Azienda sanitaria hanno passato al setaccio la struttura, individuando – secondo quanto riferisce la stampa locale – diverse criticità e carenze igienico-strutturali.
In particolare, la sala operatoria manca del sistema di rilevamento della temperatura e aveva spenta la check-list per la sterilizzazione degli impianti; il nido, invece, è privo del registro delle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle incubatrici. Ma le inadeguatezze più vistose sono state accertate proprio nella farmacia dell’ospedale, dove sono stati ritrovati scatoloni colmi di farmaci scaduti, alcuni risalenti addirittura al 2012, altri fuori validità dal 2017 come nel caso di diverse confezioni di insulina. Non solo, diverse altre scatole sono state trovate all’interno di frigoriferi con l’impianto di raffreddamento fuori uso, cosa che ne ha quasi certamente pregiudicato la validità.
Per conoscere i provvedimenti che verranno presi nei confronti dei responsabili bisognerà attendere qualche settimana. Di certo, come insegna la riflessione di quel dirigente dell’Aiop, si useranno altri pesi e altre misure rispetto alle farmacie private perché si sa, il pubblico ha diritto ad ampia indulgenza. Come ce l’ha quando si parla di spesa farmaceutica: tutti quei farmaci scaduti sono soldi del contribuente buttati via, ma non venga mai il dubbio che la distribuzione delle strutture pubbliche costi più di quella che passa dalle farmacie del territorio.