Nel Lazio sono oltre mille le farmacie che accettano i buoni dematerializzati forniti dalla Regione agli assistiti con celiachia. Alle quali si aggiungono 181 punti vendita della grande distribuzione e 65 negozi specializzati. Sono alcuni dei dati forniti nell’audizione con cui la commissione Sanità del Consiglio laziale ha ascoltato nei giorni scorsi Angelo Mocci e Italo De Vitis, presidente dell’Associazione italiana celiachia (Aic) e responsabile del suo comitato scientifico.
L’incontro è servito a fare il punto sulla qualità dell’assistenza che la Regione offre ai pazienti celiaci e in particolare sui buoni digitalizzati di cui beneficiano gli assistiti laziali da circa cinque anni (grazie alla piattaforma adottata per prima dalla Lombardia). I rappresentanti dell’Aic hanno riconosciuto «il buon lavoro fatto dalla Regione, ma resta la questione della capillarità dei punti vendita che lo accettano. Chiediamo di lavorare per aumentare il rapporto con la grande distribuzione e anche per limitare gli effetti dell’aumento dei prezzi».
Altra questione sollevata dall’Aic è quella della diagnosi della celiachia: «Rispetto a una diffusione media della malattia pari a circa l’1% della popolazione» ha spiegato De Vitis «in Italia le diagnosi sono appena lo 0,47% e nel Lazio lo 0,43%. In passato abbiamo lavorato a un tavolo tecnico con le direzione Salute e i medici di base e siamo arrivati a stilare un vademecum, dal titolo “Il percorso del cittadino”, che chiarisce competenze e funzioni. Poi tutto si è bloccato. Ancora oggi, nei casi sospetti, i medici di famiglia prescrivono una serie di analisi spesso inutili, quando per diagnosticare la celiachia ne basta una».
Marco Bertucci (FdI), ha auspicato che i buoni digitali possano diventare spendibili su tutto il territorio nazionale, «attraverso una piattaforma condivisa sulla quale è già al lavoro il Mef attraverso Sogei. Bisogna cercare di incentivare l’adesione della grande distribuzione al sistema del buono acquisto».
Il buono dematerializzato, ha osservato infine Marcello Giuliani, funzionario della direzione Salute della Regione, «è stato adottato da sette amministrazioni e stiamo lavorando per renderlo spendibile già spendibile in queste sette zone. Per le altre serve un intervento nazionale, su cui il Ministero sta lavorando già da due anni».