Non c’è che dire: ai comuni le aperture in deroga concesse dal decreto cresci-Italia piacciono. L’ultimo ad approfittarne Forlì, che nei giorni scorsi ha approvato una delibera di giunta per l’istituzione di una farmacia comunale nelle gallerie commerciali dell’ipermercato Punta di Ferro. Il provvedimento è inoppugnabile perché la sede rispetta i requisiti di legge: superficie di vendita superiore a 10mila metri quadrati, nessuna farmacia già in attività di un raggio di 1.500 metri e via discorrendo. Con questa apertura, però, le farmacie comunali aperte in città diventano otto, parecchie se si tiene presente che in totale si contano a Forlì 18 esercizi farmaceutici. «Da un punto di vista legale la delibera del comune è perfettamente legittima» ammette il presidente di Federfarma provinciale, Alberto Lattuneddu «sotto il profilo dell’opportunità invece i dubbi sono parecchi».
Ma Forlì è soltanto l’ultimo episodio. A ottobre un caso analogo era scoppiato a Rovigo: comune e azienda delle farmacie pubbliche avevano messo a punto un piano per aprire un nuovo esercizio – il quinto – nel centro commerciale La Fattoria, zona sud della città. Federfarma provinciale si era subito mobilitata per convincere la giunta a un ripensamento ma per ora non si hanno notizie di dietrofront. Infine il caso più eclatante, quello della Toscana: a ottobre il Consiglio regionale della Toscana approva una proposta di legge che prolunga da sei a 12 mesi dall’assegnazione il tempo concesso ai comuni per aprire una farmacia in deroga. L’offerta di immobili disponibili in stazioni e centri commerciali, scrive la Regione nella scheda che accompagna il testo, «è molto più limitata rispetto alle normali farmacie territoriali», per di più «a cinque anni dal decreto, anche in Toscana si evidenziano le prime manifestazioni di interesse per l’attivazione di farmacie nei luoghi ad alto traffico».