La Val d’Aosta entra nell’elenco delle Regioni che hanno recepito il Piano nazionale delle cronicità. Provvede la delibera di giunta approvata nella seduta di venerdì scorso, 25 gennaio, che fissa il percorso per l’attuazione del documento nel sistema di cure valdostano. In particolare, è opinione del governo regionale che l’applicazione del Piano «richieda un vero e proprio cambio di paradigma», con il passaggio a un sistema imperniato su «una gestione integrata della persona portatrice di cronicità», una «organizzazione delle cure primarie basata su team multidisciplinari» e «una maggiore e più efficace integrazione tra cure ospedaliere e cure specialistiche in ambito territoriale, così come tra prestazioni sanitarie e socio-sanitarie».
Serviranno linee d’indirizzo per guidare la ristrutturazione del sistema sanitario regionale, che la delibera suddivide in cinque fasi: tra queste un nuovo modello integrato ospedale-territorio, la riorganizzazione complessiva dell’attività dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta, l’adozione di percorsi diagnostico-terapeutici «il più possibile individualizzati e condivisi con il paziente».
A elaborare tali linee d’indirizzo, dispone la delibera, sarà un tavolo di lavoro istituito presso il dipartimento Sanità, salute e politiche sociali, composto dai «referenti dell’Asl Valle d’Aosta competenti per materia, dal direttore sanitario, dal direttore medico di presidio, dal direttore di area territoriale e i rappresentanti della medicina convenzionata». Mancano del tutto cenni alle farmacie e ai farmacisti, tanto nella parte della delibera che passa in rassegna le aree d’intervento quanto nel paragrafo dedicato alla composizione del tavolo. Dove le speranze delle farmacie di poter dire la loro sono tenute accese da una frase soltanto, che ammette la possibilità di coinvolgere nel gruppo di lavoro «altre figure professionali ed esperti, oltre che dai dirigenti regionali competenti in materia di programmazione e di assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale dell’assessorato alla sanità».