Nonostante le resistenze di biologi e laboratoristi, cresce in molte regioni la richiesta di sfruttare la rete delle farmacie del territorio per varare campagne di screening con tamponi o test sierologici. Come a Lucca, dove sindaco e assessore comunale alla sanità, Alessandro Tambellini e Ilaria Vietina, hanno scritto al presidente della Regione Eugenio Giani perché autorizzi le farmacie a effettuare sia i sierologici sia gli antigenici, con registrazione dei risultati nel sistema informatico regionale da parte dello stesso farmacista, in modo che medici di famiglia, pediatri e specialisti dei dipartimenti d’igiene e prevenzione ricevano immediatamente le informazioni. «Il comune di Lucca» scrivono ancora Tambellini e Vietina «sta organizzando un tavolo di lavoro con Asl Toscana Nord-Ovest, Ordine dei farmacisti della provincia, Assofarm e Federfarma per costruire, in relazione alla realtà locale, un percorso che possa rendere rapidamente attuabile l’inserimento dei test rapidi antigenici nelle farmacie pubbliche e private».
Anche in Veneto i farmacisti potrebbero essere presto coinvolti, ma soltanto nella distribuzione dei sierologici: la Regione, ha spiegato ieri il presidente Luca Zaia (foto), sta valutando alcuni modelli di test rapido da eseguire a casa, in modalità autoanalisi; le farmacie, è il progetto, li venderebbero a un prezzo che si aggira sui 2-3 euro, gli assistiti li effettuerebbero a domicilio e poi inserirebbero i risultati online (in un «portale di biosorveglianza») per notificare eventuali positività. In questo modo, ha spiegato alla stampa locale Roberto Rigoli, direttore dell’unità di microbiologia e virologia di Treviso e consigliere di Zaia per l’emergenza covid, daremmo una grossa mano al servizio sanitario veneto, già impegnato a effettuare circa 30mila tamponi al giorno tra molecolari e rapidi.
Progetti sul tavolo della Regione anche in Sicilia: in una videointervista a Livesicilia.it, l’assessore alla Salute Ruggero Razza ha anticipato di distribuire alle farmacie (oltre che ai medici di famiglia) i due milioni di test con tampone che l’amministrazione regionale ha già acquistato. «Il ministro della Salute» ha detto l’assessore «ha firmato una convenzione con farmacie e medici di medicina generale, noi la attueremo».
Intanto c’è chi punta il dito sul paradosso generato da tutto questo interesse per le farmacie come punto di distribuzione o erogazione dei test anti-covid: è FarmacieUnite, che in una nota diffusa ieri, collega il fenomeno con la mai irrisolta “spina” della distribuzione diretta: «Si pensa di utilizzare le farmacie per i test diagnostici e altri servizi che si dovrebbero fare negli ospedali» osserva il presidente Franco Gariboldi Muschietti «mentre gli ospedali distribuiscono i farmaci che dovrebbero passare dalla farmacia. Forse occorrerebbe mettere un po’ di ordine».