Tornano tesi, in Romagna, i rapporti tra Federfarma Rimini e Asl dell’area vasta in materia di dpc. Colpa di della lettera che l’azienda sanitaria – nota in tutta la regione per la sua accanita insistenza sulla diretta – ha recapitato all’inizio di gennaio all’associazione titolari, per comunicarle che di lì a breve avrebbe avviato la distribuzione per conto delle eparine bpm nelle farmacie del territorio. Ma la comunicazione non è stata per nulla gradita dal sindacato: «In sostanza ci vorrebbero obbligare a distribuire le eparine senza alcun accordo preventivo e senza la benché minima concertazione» spiega a FPress il presidente di Federfarma Rimini, Daniele Raganato «è evidente che non possiamo assolutamente accettare». Le farmacie, poi, non hanno dubbi sui motivi che si nasconderebbero dietro alla richiesta: l’accordo regionale sulla dpc rinnovato nel febbraio scorso impone alle Asl di sgravare i volumi della diretta spostando in dpc alcuni farmaci del Pht destinati ai cronici. «In tal modo» riprende Raganato «le farmacie avrebbero ripreso a distribuire non solo questi medicinali, ma anche i farmaci della convenzionata che alcune Asl distribuiscono direttamente perché ricompresi nella terapia. Affidandoci la distribuzione delle eparine, l’Azienda aggira l’accordo e ci fornisce in dpc farmaci che con i cronici non c’entrano nulla».
Per scoraggiare la resistenza di Federfarma, poi, la direzione dell’Asl romagnola aveva fatto precedere la lettera da un’altra comunicazione, nella quale si ingiungeva a Raganato il pagamento di dieci milioni di euro a titolo di risarcimento dei danni arrecati dalla disdetta di precedenti accordi. «Richiesti chiarimenti a qualche funzionario» rivela il presidente di Federfarma Rimini «mi è stato detto che se avessi accettato la distribuzione delle eparine le cose si sarebbero messe a posto».
Invece, il sindacato ha scelto la linea dura. Per cominciare, venerdì ha inviato una diffida nella quale intima all’Asl di non procedere alla distribuzione per conto delle eparine. E nei prossimi giorni ne invierà una seconda, per rispondere alla richiesta di danni. Infine, il 5 febbraio la questione verrà esaminata dal Consiglio di presidenza di Federfarma nazionale, che potrebbe anche decidere di intervenire con tutto il proprio peso.