La dpc rimane l’opzione più pratica per assicurare l’erogazione efficiente di farmaci e presidi, evitando agli assistiti inutili spostamenti e al Servizio sanitario incombenze aggiuntive che intasano uffici e strutture sanitarie. E’ quanto ricorda Federfarma Venezia in una nota diffusa ieri per commentare le polemiche generate dai disservizi registrati la settimana scorsa nella farmacia ospedaliera di San Donà di Piave. Ne ha riferito il giorno dopo con dovizia di dettagli la stampa regionale: code di oltre due ore allo sportello, gente infuriata, un anziano colto da leggero malore. Tutta colpa, ha spiegato ai giornalisti la direzione dell’Asl 4, della festività del Primo maggio, caduta in uno dei due giorni dedicati alla dispensazione dei farmaci della diretta (cioè martedì): il giovedì successivo si sono presentati alla farmacia dell’ospedale gli assistiti di due “turni” e così è stato subito caos.
La giustificazione, però, non è piaciuta al Codacons del Veneto, che sabato è intervenuto con un comunicato decisamente aspro. Nel quale, per di più, l’associazione dei consumatori spezza una lancia a favore delle farmacie del territorio: «Aspettare ore in coda per ricevere un farmaco salvavita è una situazione da terzo mondo» ha commentato il presidente di Codacons Veneto, Franco Conte «soprattutto se a farlo sono persone seriamente malate, cui spetterebbero di diritto tutte le facilitazioni possibili». Ciò che lascia interdetti, ha continuato, «è che la soluzione a tali disagi è a portata di mano e si chiama distribuzione per conto». Le farmacie del territorio dell’Asl 4 già la fanno, ma è vero che negli ultimi anni l’Azienda sanitaria ha aumentato costantemente i volumi della diretta, da cui un incremento degli assistiti che accedono alle farmacie ospedaliere.
A sostegno delle proprie tesi, Codacons ricorda la ricerca condotta un anno fa da Swg per conto di Federfarma Venezia sulla “società debole”: «Quell’indagine» ricorda il presidente del sindacato provinciale, Andrea Bellon (foto) «metteva in evidenza come i pazienti preferissero il servizio offerto dalle farmacie del territorio, soprattutto per la presenza di un farmacista con cui parlare». Ed è proprio riagganciandosi a quel filo che oggi Federfarma Venezia si mette a disposizione dell’Asl per trovare assieme una soluzione reciprocamente sostenibile ai problemi della diretta.
«Confidiamo che la vicenda dell’ospedale di San Donà di Piave rimanga isolata» continua Bellon «ma la necessità di un servizio vicino al cittadino/utente rimane un nodo fondamentale. Noi ripetiamo da anni che quanto più la rete delle farmacie viene vista come una risorsa importante per il sistema sanitario, tanto più si possono offrire servizi a misura di cittadino». E’ in questa logica che va collocata ogni riflessione sui vantaggi della dpc: «Con le innovazioni tecnologiche di oggi» prosegue Bellon «è possibile monitorare le terapie e l’aderenza, così come prevenire gli sprechi. E migliorare la qualità della vita dei pazienti, che hanno già abbastanza problemi e non desiderano che anche l’approvvigionamento dei farmaci divenga un problema».
Il presidente di Federfarma Venezia, dunque, tende la mano a Regione e Asl. «Il rapporto con l’Azienda sanitaria è costruttivo e con la Regione stiamo dialogando per adottare un percorso di distribuzione dei medicinali e dei presidi sanitari che consenta di superare le lungaggini burocratiche, le incongruenze nel rimborso dei farmaci e la centralizzazione ospedaliera dei sistemi. È necessario però che si giochi in squadra e alla Regione chiediamo di mettere al centro le esigenze del paziente».