«Non è vero che mandare i pazienti a ritirare i farmaci in ospedale non genera disagi: le strutture sono spesso distanti e gli orari di apertura sono scomodi». Lo aveva detto una settimana fa Letizia Moratti, assessore al Welfare della Lombardia, in audizione davanti alla commissione Affari sociali della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla distribuzione diretta. Quindici giorni prima invece il presidente della Sifo, Arturo Cavaliere, aveva espresso l’opinione esattamente contraria: il doppio canale non complica la vita ai cittadini.
L’esperienza quotidiana aiuta rapidamente a capire da qualche parte stia la ragione. Basti prendere il caso dell’Asl di Oristano, in Sardegna, che un paio di giorni fa appena ha comunicato gli orari dei suoi sportelli della diretta per il mese di aprile: la sede principale, all’ospedale San Martino, sarà aperta tutti i martedì dalle 8.30 alle 13 e i giovedì dalle 8.30 alle 13 e dalle 15 alle 17; la sede decentrata di Ales, invece, aprirà due giorni soltanto, il 6 e il 27 aprile, dalle ore 8.30 alle 13; due giorni in tutto il mese anche per lo sportello di Ghilarza, che farà servizio al pubblico il 5 e il 19 aprile dalle 8.30 alle 13; aprirà un giorno soltanto, invece, la sede decentrata di Bosa-Ospedale Mastino, il 19 aprile dalle 9 alle 12.30.
Morale, nella provincia di Oristano gli assistiti che devono ritirare i farmaci della diretta avranno a disposizione ad aprile 13 giorni, per un totale di 65 ore e mezza. Le novanta farmacie del territorio che operano nella provincia, invece, sono aperte almeno sette ore al giorno, sei giorni su sette. Servirà una ricerca per capire quale canale distributivo è più comodo per il paziente?