Continuano a far discutere medici e infermieri il farmaco cinese d’importazione che le Asl forniscono ai pazienti in cura nei loro ospedali: dopo le polemiche del marzo scorso a Latina (vedi articolo) nuove proteste arrivano ora da Palermo, come riferisce un articolo dell’edizione regionale del quotidiano la Repubblica. Il problema, come riferisce il giornale, è sempre lo stesso: il farmaco, a base di acetilsalicilato di licina, è stato importato dall’Asl siciliana (200 confezioni) su autorizzazione dell’Aifa perché le industrie occidentali non lo producono più, ma confezioni e foglietto illustrativo sono in cinese e quindi illeggibili.
«È strano trovarsi di fronte a un medicinale cinese» riferisce al quotidiano un operatore degli Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo «non era mai successo prima». Le ragioni del disagio sono ovvie: trattandosi di farmaco da somministrare endovena, medici e infermieri vorrebbero avere la possibilità di leggere sempre istruzioni d’uso e confezione prima di usarlo. In questo caso tuttavia, a parte una lettera di accompagnamento della farmacia aziendale, non ci sono indicazioni in lingua italiana o inglese. «Non ci prediamo la responsabilità» è la conclusione degli operatori.