Il direttore generale dell’Aifa, Luca Li Bassi, venga in Emilia Romagna e scoprirà che il luogo di nascita compromette l’equo accesso al farmaco non solo da regione a regione, ma perfino da provincia a provincia. E’ l’invito che arriva dal presidente di Federfarma Forlì-Cesena, Alberto Lattuneddu, sulla scorta degli ultimi dati su distribuzione diretta e dpc forniti dall’assessorato alla Salute nell’ambito del tavolo di monitoraggio con le farmacie pubbliche e private. «I numeri dicono che la Regione ha sostanzialmente tenuto fede agli impegni sottoscritti nella primavera dell’anno scorso» spiega Lattuneddu a FPress «e che in diciotto mesi circa, dall’aprile 2017 all’agosto 2018, sono passati dalla distribuzione per conto quasi 4 milioni di pezzi, un milione in più di quanto pattuito».
In sostanza, si può dire che l’intesa sulla dpc in scadenza a fine anno (per il cui rinnovo Regione e farmacie hanno già iniziato a negoziare da qualche settimana) abbia centrato il bersaglio grosso. Altri obiettivi invece sono stati mancati e ora la richiesta di Federfarma Forlì-Cesena è che vengano riconfermati nel nuovo accordo. «Il nostro problema» chiarisce Lattuneddu «rimane l’applicazione difforme della dpc sul territorio dell’Asl Romagna, che oltre alla nostra provincia comprende anche Ravenna e Rimini: in totale, nel periodo aprile 2017-agosto 2018 l’Azienda sanitaria ha fatto passare dalla distribuzione per conto quasi 1,2 milioni di pezzi, il 30% della dpc regionale. Ma quasi i due terzi di tale flusso è transitato soltanto dalle farmacie di Ravenna e provincia, mentre Rimini, Forlì e Cesena si sono dovute spartire il resto, da cui quote che vanno dal 3 al 4%».
Di qui quella disparità di accesso al farmaco che è all’origine dell’invito rivolto al dg dell’Aifa. «La domanda irrisolta» conferma Lattuneddu «è perché i ravennati possono trovare comodamente sotto casa la gran parte dei farmaci di cui hanno bisogno mentre forlivesi, cesenati e riminesi devono spostarsi e perdere tempo. E’ un quesito che pongo da tempo e al quale nessuno riesce a rispondere, farò tra breve un esposto alla magistratura per riuscire a ottenere i chiarimenti che chiedo. Ne hanno diritto anche le farmacie che, a Forlì e Cesena, stanno ricorrendo sempre più spesso a misure di concordato preventivo».
Intanto il negoziato tra Regione, Federfarma e Assofarm per il rinnovo dell’accordo sulla dpc procede in un clima sereno, anche se le distanze rimangono importanti: le farmacie chiedono che si continui il percorso di progressivo “svuotamento” della diretta a vantaggio della distribuzione per conto, la Regione ha fatto sapere che la dpc non può crescere oltre e che ai risparmi della diretta non intende rinunciare. Non è lo stallo ma poco ci manca e per evitarlo potrebbero diventare decisive le tematiche di contorno, ossia Cup e farmacia dei servizi: la richiesta delle farmacie è di rivedere i compensi in modo da tenere conto dei costi vivi sostenuti (la stessa filosofia che Federfarma vorrebbe applicare al negoziato con la Sisac sulla nuova Convenzione), la Regione sembrerebbe disponibile a trattare.