Il giro di vite della Regione Lazio sulla remunerazione della dpc costerà alle farmacie del territorio un taglio medio dei ricavi di circa 20mila euro all’anno. È la stima affidata da Assofarm, il sindacato delle farmacie comunali, alla nota diffusa ieri con cui il Coordinamento laziale dell’associazione esprime «netta contrarietà, nel metodo e nel merito», verso il provvedimento della Regione. L’articolo 6 della Legge regionale 9/2024 in materia di distribuzione dei farmaci per conto, riassume il comunicato, «ha previsto una fortissima riduzione dell’aggio riconosciuto alle farmacie del territorio senza alcuna ponderazione né motivazione atta a giustificare il come ed il quanto di tale riduzione, che condurrebbe a un taglio medio nei bilanci delle farmacie attorno ai 20mila euro annui».
La dpc, ricorda il comunicato, «è quel sistema grazie al quale alcuni farmaci importanti vengono acquistati dalle Regioni ma sono distribuiti ai pazineti dalle farmacie. È quindi un meccanismo che agevola fortemente gli assistiti, che diversamente dovrebbero recarsi presso le Asl o gli ospedali».
Il nuovo aggio proposto dal provvedimento (in sostanza, una cifra pari alla media delle quattro Regioni dove i compensi sono più bassi) «non consente di remunerare nemmeno il mero costo del personale adibito alla gestione del servizio, che per ciascuna operazione oscilla tra i 6 e gli 8 euro, senza contare i costi di struttura. Il già precario equilibrio in cui versano molte farmacie comunali, che spesso prestano la loro attività in condizioni sociali o territoriali a dir poco marginali, rischia di venire gravemente colpito da tale ingiusta iniziativa che, giova rammentarlo, è stata assunta all’insaputa delle rappresentanze di categoria che pure avevano in corso interlocuzioni dirette volte a trovare un punto di equilibrio tra i diversi interessi e legittime aspettative delle parti coinvolte».
Tra l’altro, ricorda Assofarm, la Regione Lazio è una delle poche dove «ancora non è partita alcuna sperimentazione in materia di farmacia dei servizi» e dove è stata prevista «l’uscita dal circuito delle farmacie della fornitura dei presidi diagnostici per diabetici».
La richiesta che Assofarm rivolge alla Regione, quindi, è quella di rivedere in modo concertato la disposizione, «in un quadro di intese e non di forzature, affinché si possa rafforzare e non indebolire il ruolo delle farmacie favorendo la distribuzione sul territorio dell’assistenza farmaceutica. Confidiamo» conclude il comunicato «di trovare la disponibilità di tutti ad aprire un vero tavolo di confronto, sgombro da scelte unilaterali, poiché desideriamo evitare rotture traumatiche che penalizzerebbero innanzitutto i cittadini».