Partenza non proprio a razzo, in Emilia Romagna, per la vaccinazione covid nelle farmacie del territorio. Sono 176 gli esercizi dalla croce verde che per ora hanno comunicato la loro adesione alla campagna, con numeri ben sotto le attese in diverse province (Piacenza tre, Rimini otto, Forlì-Cesena quattro, Parma 13, Ferrara e Ravenna 15). Se n’è accorta anche la stampa locale, che ha bussato alla porta degli Ordini o delle Federfarma locali per capire i motivi della ridotta adesione. Risposta pressoché unanime: la Regione non ha ancora fornito tutte le indicazioni di cui le farmacie hanno bisogno per valutare l’eventuale partecipazione. E i requisiti organizzativi fissati dal protocollo integrativo non convincono tutti.
«A lasciare molti titolari perplessi» conferma a FPress Alberto Lattuneddu (foto), presidente di Federfarma Forlì-Cesena «è il passaggio che consiglia, senza obbligare, la presenza in farmacia di un medico o di un infermiere durante le sedute vaccinali. La domanda che in parecchi si pongono è: se succede qualcosa, l’assenza del medico diventa un’aggravante in termini di responsabilità civile o penale? E’ un dubbio più che legittimo, perché lo scudo penale di cui beneficiano gli operatori che vaccinano non copre la colpa grave e per di più non esiste un analogo scudo civile».
Tra le incombenze che la Regione ancora non ha espletato, poi, spicca la stipula di un protocollo per l’emergenza-urgenza: «In via informale ci è stato detto che in media i tempi di intervento del 118 si aggirano sugli 8 minuti in territorio urbano e 20 minuti in area extraurbana» osserva Lattuneddu «è ovvio che in presenza di reazione anafilattica grave questi tempi sono del tutto inadeguati. Io ho già deciso che quando vaccinerò farò in modo di avere in farmacia un medico rianimatore, ma è evidente che non tutti possono permetterselo».
Infine, mancano ancora le linee guida regionali sulla distribuzione dei vaccini: «Saranno i grossisti della filiera a occuparsene» precisa Lattuneddu «ma ancora non ci è stato detto quali vaccini riceveremo, quanti flaconi e con quale frequenza. E’ evidente che senza queste informazioni non siamo in grado di prendere prenotazioni, perché non sappiamo quante dosi saranno disponibili ogni giorno. Per di più, non dimentichiamo che a noi e ai medici di famiglia è stato affidato il compito di andare a scovare e convincere quelli che ancora sono dubbiosi, dunque va messo in conto un impegno non indifferente che inciderà di certo sui ritmi delle somministrazioni».
L’assenza di indicazioni dalla Regione, così, è il motivo per cui di fatto le prenotazioni in farmacia ancora non sono cominciate. «Per ora ci limitiamo a raccogliere delle disponibilità di massima» conclude Lattuneddu «ma di appuntamenti veri e propri ancora non ne abbiamo presi».