Riforma in arrivo per la continuità assistenziale (l’ex guardia medica) dell’Emilia Romagna. Regione e Fimmg hanno firmato un’intesa che ristruttura l’organizzazione del servizio e disloca i medici della Continuità nei Centri di assistenza medica per le urgenze (Cau), dove lavoreranno in equipe. A queste strutture spetterà la gestione dei codici bianchi e verdi, che oggi rappresentano circa il 70% degli accessi al Pronto soccorso.
Rientrano in questa casistica, spiega una nota della Regione, i pazienti chepossono camminare autonomamente, manifestano dolore lieve o moderato, presentano un quadro clinico la cui diagnosi può risolversi in sede (magari dopo un ecocardiogramma, un’ecografia, una radiografia o esami biochimici di base). Può anche essere il caso di situazioni non gravi che prevedono sintomi gastroenterici, febbre non all’esordio, lombalgia, dolori articolari non traumatici, ustioni minori, stati ansiosi, vertigini, ma anche medicazioni o rimozioni di punti per turisti o studenti fuori sede temporaneamente sprovvisti di medico curante.
Dopo la visita al Cau, il paziente può essere rinviato al proprio medico curante, oppure inviato al Pronto soccorso se si riscontrano condizioni di emergenza clinica. I medici del Cau, a tale scopo, saranno collegati telefonicamente con la centrale operativa del 118 e avranno a disposizione orari e numeri telefonici dei medici curanti.
I Centri di assistenza per le urgenze, continua il comunicato della Regione, saranno distribuiti sul territorio in modo da garantire almeno un Cau per distretto, e di preferenza avranno sede nelle Case della comunità oppure in locali messi a disposizione da Asl e Comuni. «Anche una forma aggregativa strutturata di medicina generale, organizzata e idonea, potrà essere sede di tali setting assistenziali».
I Cau saranno attivi 7 giorni su 7 con l’obiettivo di coprire le 24 ore, avranno sala di attesa, sala visita, sala di osservazione breve post visita, servizi, sistema informatico, adeguate strumentazioni tecnico-sanitarie per i principali esami diagnostici e dovranno essere presidiati da almeno un medico e un infermiere. Tale personale non potrà svolgere contemporaneamente attività assistenziale domiciliare. L’allestimento della strumentazione tecnologica sarà a carico della Regione e andrà di pari passo con le attività di formazione necessarie per i medici della struttura. Ai medici in servizio, come riconoscimento dell’impegno richiesto, sarà assegnato un incentivo orario addizionale di 18,35 euro che si aggiungono ai 23,65 euro previsti dal contratto nazionale.