In dieci anni, le Case della Salute dell’Emilia Romagna hanno ridotto fino a un quarto gli accessi inappropriati al pronto soccorso (i cosiddetti codici bianchi) e del 5% circa i ricoveri per patologie trattabili in regime ambulatoriale. Lo dice uno studio condotto dall’Assr, l’Agenzia sociosanitaria della Regione, sull’attività assicurata nel periodo 2009-2019 da 16 strutture ubicate in cinque città capoluogo e 88 di altri comuni (oggi le Case della Salute sono 120 e accolgono 1.900 mmg e 430 infermieri).
Dov’è stato applicato il modello, dice in sintesi la ricerca, «si riducono del 16,1% gli accessi impropri al pronto soccorso, che calano del 25,7% quando al loro interno c’è il medico di medicina generale». Scendono invece del 2,4% i ricoveri ospedalieri che potrebbero essere presi in carico dallo specialista ambulatoriale (diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, polmonite batterica),ma anche in questo caso se nella struttura c’è il mmg l’inappropriatezza si riduce ulteriormente (-4,5%). Non solo: dove c’è una Casa della salute, si è intensificata nel tempo l’assistenza domiciliare al paziente, infermieristica e medica (+9,5%).
«In termini assoluti» dice ancora lo studio «le Case della salute hanno consentito in media di prevenire ogni anno circa 6.300 accessi al Pronto soccorso per motivi inappropriati e 250 ricoveri per condizioni trattabili in regime ambulatoriale». I numeri, tira le somme la Regione, «affermano con chiarezza che puntare su questo modello per avvicinare sempre più servizi e cure ai cittadini è stata una scelta giusta».
L’Emilia Romagna, di conseguenza, continuerà a investire su queste strutture, che già servono oltre la metà della popolazione residente. «Vogliamo che le Case della Salute» commenta l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini «diventino sempre più un punto di riferimento certo per i cittadini, dove trovare risposta alla maggior parte dei bisogni, anche grazie alle équipe multiprofessionali e interdisciplinari che vi lavorano».
Tra le variabili indagate anche la qualità percepita da parte degli utenti rispetto ad accessibilità, personale, ambienti e aspetti organizzativi. Dai giudizi emerge un netto grado di soddisfazione dei servizi ricevuti: «il livello oscilla, a seconda degli aspetti valutati, dal 64 al 98%, con un’ottima valutazione di affidabilità/fiducia e un’eccellente qualità percepita».