Va bene acquistare i farmaci all’estero quando qui da noi sono carenti, ma il foglietto illustrativo in cinese senza traduzione in italiano è un po’ troppo. La storia la racconta Il Messaggero in un articolo dell’altro ieri: all’Asl di Latina sono arrivate da qualche giorno alcune forniture d’importazione di un farmaco introvabile in Italia, l’acetilsalicilato di lisina; la procedura d’acquisto, scrive il quotidiano, ha ricevuto il via libera dell’Aifa come da normativa e l’azienda che rifornisce è tra quelle indicate dall’Agenzia del farmaco. Ma è in Cina e le confezioni – così come il foglietto illustrativo – sono in lingua locale, senza traduzioni. Risultato, tra i pazienti e i medici si sono registrati disagi e qualcuno è andato a raccontare la storia al giornale.
La legge, ricorda Il Messaggero, richiede in effetti che i farmaci di importazione parallela abbiano il foglietto in lingua italiana (d.lgs 219/2006), ma all’Asl di Latina minimizzano: «I medici sanno esattamente quali sono i dosaggi e le modalità di somministrazione del farmaco» dice al quotidiano il direttore sanitario, Sergio Parrocchia «inoltre c’è il completo supporto dei farmacisti dell’ospedale».
Il quotidiano però insiste: sulla confezione non compare nemmeno il nome del principio attivo e sul fronte della scatola l’unico testo leggibile (perché stampato in caratteri occidentali) dice “Zhu she young lai’ an pi lin”, che Google traduce con “iniezione di lisina”. «I nostri farmacisti» ripetere Parrocchia «sono in grado di dare tutte le risposte di cui il personale sanitario avrà bisogno per questo farmaco d’importazione».