Rinnovo con polemiche per il comitato direttivo di Federfarma Emilia-Romagna, che il 5 giugno ha confermato Achille Gallina Toschi alla presidenza dell’Unione reginale (per il terzo mandato consecutivo) e assegnato le altre cariche direttive. Al voto, infatti, non hanno partecipato le tre associazioni titolari della Romagna, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, che hanno optato per l’astensione dopo aver vista respinta la richiesta di un intervento sullo statuto regionale per ripristinare «il principio della pariteticità, unitarietà e uguaglianza» che regola la partecipazione delle rappresentanze provinciali.
Il dissidio, in sostanza, riguarda l’interpretazione dell’articolo 9, primo comma, dello Statuto sostenuta da sei anni dal presidente Gallina Toschi. «Finora non abbiamo sollevato obiezioni in virtù di un “gentlemen agreement” che impegnava la presidenza ad astenersi dal voto in consiglio direttivo» spiega il presidente di Federfarma Forlì-Cesena, Alberto Lattuneddu «nell’ultimo anno però abbiamo assistito ad alcuni comportamenti da parte della presidenza che hanno finito per ritardare decisioni come la scelta della piattaforma informatica per la dpc regionale e, sempre sullo stesso tema, il rinnovo dell’accordo con la Regione. In aggiunta, abbiamo subito un ostruzionismo radicale sulla Sperimentazione del protocollo Romagna (il progetto dell’Asl che vorrebbe distribuire in dpc alcuni farmaci cronici della convenzionata ndr), che – ricordo – è imposto da una delibera di giunta».
Per le tre associazioni, in sostanza, urge aggiornare l’articolo 9 perché coincida con le indicazioni del Regolamento. «Siamo pronti a imboccare qualsiasi via disponibile per ottenerlo» conclude Lattuneddu «anche quella giudiziaria. E nel caso, prenderemo anche in considerazione la possibilità di una “autosospensione” sine die dall’Unione regionale».