Sono ventuno le farmacie che in Friuli Venezia Giulia non sono state assegnate alla scadenza del concorso straordinario, cioè a sei anni dal primo interpello: sette di nuova istituzione (sulle 49 messe originariamente a bando) e altre 14 che restano vacanti. Il bilancio arriva da un articolo del Messaggero Veneto che s’interroga sull’attrattività della professione di farmacista in questo lembo d’Italia.
Alle farmacie che non hanno trovato un titolare, infatti, va aggiunta un’altra settantina che attualmente fa fatica a reperire collaboratori. «Se non c’è il personale» dice al quotidiano il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Udine, Gabriele Beltrame «può diventare difficile mantenere il servizio sul territorio». Preoccupa anche il ricambio generazionale: all’università di Trieste gli iscritti al primo anno del corso di laurea in Farmacia sono in buon numero, una novantina, ma – osserva Beltrame – «anno dopo anno si ritirano e alla fine del quarto ci troviamo con la metà». Alcuni abbandonano, altri passano a Biologia. La soluzione? «Dovremo far rientrare i non laureati nelle piante organiche delle farmacie» ipotizza il presidente dell’Ordine, che pensa «agli aiutanti dei farmacisti, in passato chiamati pratici».
«In Friuli Venezia Giulia» aggiunge il presidente di Federfarma regionale, Luca Degrassi «c’è sempre stata una presenza capillare di farmacie, ma è anche vero che ci sono difficoltà a sostenere alcune sedi». In effetti, si avverte la carenza di farmacisti titolari pronti ad assumersi il rischio d’impresa: «Molti hanno partecipato a diversi concorsi in Italia e scelto le sedi ritenute più interessanti» osserva Degrassi «faticano invece a essere assegnate quelle ubicate nelle zone meno abitate come la montagna, dove i servizi però assumono maggior valore».
Archiviato il concorso straordinario, ricorda in chiusura il Messaggero Veneto, le Aziende sanitarie offriranno le sedi vacanti in prelazione ai Comuni per poi decidere se modificare la nuova pianta organica prima di indire nuovi concorsi.