C’è poco da fare: nonostante distribuiscano farmaci dai prezzi spesso superiori a quelli che si vedono nelle gioiellerie, gli ospedali italiani ancora faticano a capire che i medicinali di farmacie e reparti vanno tenuto sotto stretta osservazione perché fanno gola a tanti. Lo conferma l’ultimo episodio di “taccheggio” scoperto all’Asl di Brindisi, in una regione – la Puglia – che meno di altre può permettersi di buttare via farmaci visti gli sfondamenti della spesa Ssn. E in questo caso c’è il rischio che di soldi ne siano andati persi parecchi, perché gli inquirenti parlano già di caso «allarmante» ancor prima di aver completato la stima della merce trafugata. A finire in manette un addetto alle pulizie dell’Unità operativa complessa di anestesia e rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi, sui quali pendono le accuse di peculato, ricettazione, truffa aggravata e continuata.
Secondo quanto riferisce un comunicato dei Nas l’uomo, dipendente della Sanitaservice Asl Br, società partecipata dall’Azienda sanitaria, avrebbe prelevato farmaci, presidi medici e materiale sanitario approfittando dell’accessibilità degli armadi di reparto. La merce trafugata sarebbe stata utilizzata in parte dallo stesso dipendente e dai suoi familiari, ma il grosso sarebbe stato rivenduto a ricettatori e ambulatori veterinari privati, che lo hanno utilizzato per gli animali in cura. «L’azione criminosa» scrivono i Nas «oltre a cagionare ingente danno economico all’Asl, determinava disservizio ai degenti e al personale dei reparti».
Da quanto emerso nell’indagine, il dipendente non si sarebbe limitato al furto di medicinali e materiale sanitario. Con la presunta complicità di alcuni medici di famiglia, avrebbe infatti ordito anche una truffa ai danni della ditta per cui lavora e dell’Inail, che gli avrebbero retribuito giornate di assenza per infortunio nelle quali invece svolgeva «altra attività lavorativa, quale muratore presso lo studio e le abitazioni degli stessi medici». Non contento, l’uomo avrebbe persino organizzato una frode ai danni di compagnie assicurative in concorso con un’altra ventina di persone «simulando un sinistro stradale e conseguente infortunio degli occupanti».