Le farmacie romagnole confermano l’intenzione di partecipare alla sperimentazione dell’Asl Romagna sulla dpc dei farmaci di fascia A. Anche dopo la notizia di ieri della determina regionale su una possibile partnership con Poste Italiane per la distribuzione dei farmaci della diretta a Case della salute e pazienti domiciliarizzati. È la posizione che le associazioni provinciali dei titolari romagnoli hanno espresso ieri in una riunione a distanza con la Federazione nazionale e che Alberto Lattuneddu, presidente di Federfarma Forlì-Cesena, riassume a FPress.
Presidente Lattuneddu, la notizia che la sua Regione potrebbe in futuro affidare a Poste Italiane la fornitura dei farmaci della diretta a Case di comunità e pazienti a domicilio sta facendo discutere parecchio…
La determina che istituisce un gruppo di lavoro cui toccherà valutare le proposte provenienti da Poste Italiane è senz’altro preoccupante. Ma è anche vero che non propone niente di nuovo: basti ricordare che di recente la Regione Piemonte ha affidato a una società di Poste Italiane la consegna dei vaccini antinfluenzali ai medici di famiglia».
Quindi?
Quindi va considerato il quadro d’insieme. Per cominciare, la sperimentazione è stata autorizzata da una delibera regionale, le farmacie non sono nelle condizioni per opporsi. In secondo luogo, la partenza è subordinata alla stipula di un accordo con le Federfarma provinciali più vari addendum, dove verranno definiti impegni e contenuti. Infine, la sperimentazione si protrarrà per un anno e terminerà nel dicembre 2023, quindi verranno analizzati e valutati i risultati. Entro la stessa datam il gruppo di lavoro dovrà esprimere il suo parere sulla proposta a venire di Poste Italiane.
In altre parole, sta dicendo che il vostro progetto in Romagna fornirà le sue evidenze prima che Regione e Poste aprano un’eventuale trattativa sulla distribuzione diretta alle Case della salute…
Il nostro auspicio è che, alla fine, i risultati della sperimentazione faranno capire alla Regione che la partnership da preferire è quella con le farmacie, non con le Poste.
Sulla base di quali elementi?
Con il ritorno in farmacia di alcuni farmaci oggi distribuiti solo in diretta, come i respiratori, i pazienti cronici avranno la certezza di trovare sotto casa tutto quello di cui hanno bisogno, senza faticosi pellegrinaggi all’Asl. Assicureremo la presa in carico e l’aderenza terapeutica, garantendo risparmi ben più importanti di quelli che potrebbe generare la distribuzione con Poste Italiane. L’Asl riconoscerà ai farmacisti la prevalenza delle loro annotazioni sui promemoria delle ricette rispetto a ogni altra indicazione: potremo quindi correggere gli errori formali dei medici o altre imprecisioni, evitando ai pazienti nuovi passaggi dal mmg e a noi una buona fetta di burocrazia. Dai primi calcoli, si ridurrebbe di quasi la metà il tempo richiesto dalla spedizione di una ricetta in dpc.
Però diversi farmaci di fascia A che oggi sono in convenzionata passerebbero in dpc…
Non dico che non ci saranno sacrifici per le farmacie, ma siamo oggettivi: già oggi, in Emilia Romagna,diversi prodotti di fascia A sono distribuiti in diretta dalle Asl. E se si vanno a vedere i prezzi al pubblico, in molti casi la differenza è contenuta. Sull’altro piatto della bilancia, invece, ci metto i vantaggi: oggi il Ssn considera le farmacie utili, il che significa che un giorno potrebbe anche decidere di farne a meno. Con la presa in carico, l’aderenza terapeutica e il controllo delle ricette, le farmacie diventano indispensabili e quindi insostituibili. Per tenere fuori Poste Italiane e magari un domani Amazon, questa è l’unica strada percorribile.