Riorganizzazione delle cure primarie con l’integrazione della farmacia dei servizi, nuove aperture di Case della salute, contenimento della spesa farmaceutica convenzionata di un 1% entro il prossimo anno. Luci e ombre per le farmacie laziali dal Piano di riqualificazione del Servizio sanitario regionale approvato con decreto del commissario ad acta: i progetti della Regione per il riordino dell’assistenza territoriale mettono in gioco anche la rete degli esercizi dalla croce verde, ma a parte le dichiarazioni di principio c’è ben poco e soprattutto non si vedono finanziamenti.
Il Piano, in effetti, è poco più che un documento d’indirizzo. A proposito di riordino delle cure primarie, per esempio, si parla di «nuovo modello organizzativo» da attuare attraverso il prossimo accordo integrativo regionale con la medicina generale, che dovrà definire «le modalità attuative delle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) e delle Uccp (Unità complesse delle cure primarie)», in modo da rispondere ai bisogni sanitari delle persone all’interno di un distretto «orientato alla valutazione dei bisogni e alla costruzione di risposte sanitarie integrate, anche secondo il modello organizzativo della Casa della salute». Il modello di lavoro, in particolare, «dovrà basarsi sulla attività di équipe multidisciplinari, che affrontino la cronicità in un’ottica proattiva e di equità di accesso alle cure».
In questo contesto, le farmacie costituiscono «un importante punto di riferimento soprattutto per la persona con cronicità e per i suoi familiari: il loro coinvolgimento attivo può facilitare il conseguimento di significativi obiettivi in termini di prevenzione primaria e secondaria e di aderenza ai trattamenti, nel rispetto di protocolli condivisi con il team di cura».
A dettare tempi e modi di tale partecipazione, dice ancora il Piano, sarà un «Documento di indirizzo sulla farmacia dei servizi integrata nelle cure primarie» che la Regione si impegna a produrre entro il prossimo dicembre. Le date però vanno prese con cautela: il documento, infatti, rivela di essere stato redatto in tempi non proprio recentissimi e dunque tutte le scadenze devono essere aggiornate.
A conferma, basti vedere quali tempistiche riporta la Regione a proposito di sperimentazione della farmacia dei servizi: avvio entro il 31 gennaio 2020, report sui risultati entro il 31 gennaio 2021. Covid, ovviamente, ha sconvolto tutti i cronoprogrammi e occorrerà ridefinire la scaletta. In tema di servizi, in ogni caso, il Piano guarda lontano: «Attualmente» si legge «l’attività della farmacia è prevalentemente orientata alla distribuzione dei medicinali con una retribuzione basata sul prezzo. In una visione moderna della presa in carico dei pazienti cronici, la farmacia va riorientata a fornire servizi al paziente, con specifico riferimento al miglioramento dell’aderenza terapeutica, alle cure domiciliari e all’integrazione con il team delle cure primarie, retribuendo la farmacia stessa mediante onorario e quindi sganciando la remunerazione dal prezzo dei farmaci». E in tale ottica «si potranno prevedere sperimentazioni di nuovi modelli assistenziali che siano di supporto al miglioramento della capacità del cittadino di far fronte alla cura, con particolare riferimento alla riconciliazione farmacologica e alla segnalazione di reazioni avverse ai farmaci».
Sempre nell’ambito dei servizi, il Piano promette anche il miglioramento delle coperture degli screening, da raggiungere anche con la partecipazione delle farmacie di comunità «nell’ambito delle attività inserite nella farmacia dei servizi». Ci sarà però da capire come si dovranno rapportare farmacia dei servizi e Case della salute, visto che la Regione conferma l’intenzione di proseguire nell’apertura di nuove strutture: a oggi se ne contano 19, le nuove Case della salute sorgeranno «nei territori che ancora ne sono sprovvisti, sulla base di specifici finanziamenti programmati e secondo uno standard strutturale e funzionale modulare».
Sull’altro piatto della bilancia ci sono i risparmi sulla spesa farmaceutica: la Regione promette esplicitamente di voler sottoporre a «governance» la spesa farmaceutica convenzionata, che dagli 854,4 milioni di euro del consuntivo 2018 (un altro riferimento che aiuta a capire il periodo in cui è stato redatto il piano) dovrà calare nel 2021 a 819,8 milioni, ossia di un 1%.
Altri risparmi arriveranno dalla cosiddetta Azienda Zero, dove la Regione concentrerà le funzioni di programmazione delle singole Asl. Tra le competenze, infatti, ci sarà «la centralizzazione del coordinamento logistico», che produrrà efficientamento nella gestione delle giacenze in particolare per beni come i dispositivi medici ed i farmaci». In più, semplificheranno la governance l’evoluzione del sistema di monitoraggio della spesa farmaceutica, la dcr dematerializzata e lo sviluppo di sistemi informatici per il controllo e il monitoraggio dei dati sanitari.