La sanità laziale si affida alle farmacie del territorio per incrementare le adesioni allo screening del colon-retto tra la popolazione target. E’ il senso dell’intesa sottoscritta il 23 maggio da Regione, Federfarma e Assofarm, che per la prima volta coinvolge nella campagna tutte le farmacie laziali anziché lasciare la scelta alle singole Asl. Viene quindi superata l’organizzazione a macchia di leopardo che contraddistingueva lo screening negli anni scorsi, con l’espresso obiettivo di accrescere i tassi di partecipazione: su una popolazione target di 951mila assistiti, i test effettuati nel 2021 sono stati soltanto 201mila; quest’anno invece si punta a farne 600mila, proprio grazie alle farmacie.
Dovrebbero agevolare le nuove modalità di reclutamento: i potenziali interessati – tutti i residenti tra i 50 e i 74 anni – riceveranno dalla Regione una lettera che li inviterà a recarsi in farmacia per sottoporsi allo screening, ma anche le singole farmacie potranno “reclutare” e quindi contribuire a innalzare i tassi di partecipazione. «È una scommessa» commenta il presidente di Federfarma Lazio «se vinciamo dimostreremo una volta di più che il coinvolgimento dei nostri presidi è fondamentale per la buona riuscita delle campagne di prevenzione».
In base all’accordo, in sostanza, le farmacie assistono il paziente, spiegano le modalità di esecuzione del test, verificano ed eventualmente completano i dati anagrafici, consegnano il kit associandone il codice a barre al nominativo dell’interessato sulla piattaforma informatica regionale e compilano il questionario sulla familiarità dell’assistito; al ritiro, registrano la consegna e concordano con l’Asl di competenza il prelievo delle provette, che l’azienda sanitaria fa poi avere ai laboratori convenzionati.
L’intesa, valida per due anni, riconosce alle farmacie un compenso onnicomprensivo di 4 euro, iva compresa, per ogni tst raccolto e inviato all’Asl.