«La collaborazione tra medico e farmacista è cruciale per un’appropriata terapia farmacologica, nel rispetto dei ruoli e competenze». Non lo dice né un assessore alla Sanità né un farmacista, ma la Fimmg, ossia il più importante sindacato della medicina generale per numero di iscritti. La frase spunta da una nota pubblicata ieri dalla rappresentanza laziale della sigla di categoria per esplicitare l’insofferenza dei mmg della regione verso le “pressioni” delle Asl per presunti eccessi prescrittivi.
«I conti della Regione» spiega la Fimmg «registrano un disavanzo di 210 milioni di euro rispetto alla media, circa l’11% in più». Per invertire la tendenza, la Regione ha avviato da tempo incontri con i singoli medici dove però non si parla di appropriatezza e di scelte prescrittive, ma soltanto di «numero di confezioni prescritte: in sintesi, si guarda non alla sostanza del problema, ovvero l’appropriatezza della prescrizione, ma ai consumi di alcune classi di farmaci come gastroprotettori, eparine, analgesici eccetera». In altre parole, prevale «la logica del cosiddetto “cruscotto”, ossia una semplice ricognizione numerica delle confezioni dispensate» senza tenere conto di fattori come «la prescrizione indotta da specialisti pubblici e privati» o il fatto che «la cosiddetta riconciliazione Ospedale-territorio, che avrebbe dovuto garantire una modifica del comportamento prescrittivo, non sta dando gli sperati risultati».
Ma soprattutto, continua la Fimmg, «non si capisce perché se c’è un problema di spesa si chiede al medico di medicina generale di intervenire sulle inappropriatezze e di farsi l’esame di coscienza e non si prende atto che il responsabile della dispensazione dei farmaci è il farmacista», il quale ha la facoltà di «limitare l’erogazione delle confezioni in base alle indicazioni che la Regione fornisce, come già accade in Lazio per i farmaci della nota 97 o i presidi per i diabetici».
La Fimmg, conclude la nota, «ritiene essenziale concorrere, per quanto di competenza, al mantenimento di un equilibrio anche economico del sistema pubblico, ma ciò deve essere fatto in una logica di sistema che coinvolga tutti i professionisti». A tal fine, «la collaborazione tra medico e farmacista è cruciale per ottimizzare la terapia farmacologica e garantire la sicurezza del paziente. Nel rispetto dei ruoli e competenze».