E’ stato promosso dalla Corte dei conti l’accordo ligure sulla dpc firmato da Regione, Federfarma e Assofarm nel 2017 ed entrato poi in vigore nel marzo dell’anno successivo. Il responso arriva dalla Relazione del presidente della Sezione regionale di controllo, Fabio Viola, che accompagna il giudizio di parifica dell’esercizio finanziario 2019 della regione Liguria.
Nell’insieme le valutazioni dei magistrati contabili – presentate ieri in videoconferenza – sono tutt’altro che positive: la sanità ligure ha il peggior disavanzo del Paese dopo il Molise, 64 milioni di euro, e non ha raggiunto gli obiettivi di contenimento che si era posta. Anche nel 2019, di conseguenza, non c’è un ente del servizio sanitario regionale che riesca a chiudere l’esercizio in utile, così come rimane in territorio negativo la mobilità extra-regionale, in perdita di oltre 71 milioni di euro (18 milioni in più rispetto al 2018). Risultato – per la Corte dei conti – il sistema sanitario ligure ha un costo pro-capite «molto elevato, e non finanzia la qualità delle prestazioni ma l’inefficienza del sistema, il quale a sua volta eroga prestazioni di media-bassa qualità».
Si salvano dalle picchettate della magistratura contabile le farmacie del territorio e l’accordo sulla dpc, «che in base ai dati forniti per il 2019 ha, per il momento, mostrato risultati conformi agli obiettivi». Potrebbe sembrare un sei stiracchiato, è di fatto una promozione piena perché nel recente passato la sezione ligure della Corte dei conti si era sovente schierata a favore della distribuzione diretta in contrapposizione a convenzionata e dpc. Nel 2017, per esempio, il procuratore regionale Claudio Mori aveva approfittato della verifica sul bilancio del servizio sanitario ligure di due anni prima per elogiare l’esempio virtuoso dell’Asl di Imperia, l’unica in tutta la regione ad aver fatto soltanto distribuzione diretta (e niente dpc). Due anni dopo, nel giudizio di parifica sul bilancio 2019, lo stesso Mori aveva criticato la Regione per l’accordo con le farmacie sulla dpc perché non era stata fatta una valutazione sui costi prima di firmare l’accordo.