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Medico condannato, prescriveva in media 25 ricette al giorno di oppioidi

31 Luglio 2024

Un medico di famiglia del milanese è stato condannato dalla Corte dei conti della Lombardia a risarcire quasi un milione e mezzo di euro per il danno arrecato al Ssn da un massiccio traffico di prescrizioni mediche falsificate. Tra il 1° gennaio 2020 e il 16 settembre 2021, riporta un articolo del Corriere della Sera, il mmg avrebbe emesso 15.233 prescrizioni (in media, 25 ricette al giorno) per due potenti antidolorifici a base di oppioidi, Oxycontin e Contramal. Questi farmaci, utilizzati nella terapia del dolore, sono particolarmente ricercati sul mercato nero degli oppioidi, in particolare per l’esportazione negli Usa. Le ricette, secondo quanto appurato dagli inquirenti, erano intestate ai pazienti del medico ma, in realtà, venivano consegnate a un egiziano e ad altri complici.

Le indagini hanno rivelato che le prescrizioni permettevano ai membri dell’organizzazione di ottenere gratuitamente le medicine dalle farmacie di Milano e dintorni. In totale, sono state distribuite illegalmente 32.434 scatole di Oxycontin e Contramal, tutte a carico del Ssn. Le irregolarità sono emerse grazie alle segnalazioni dei veri pazienti, che ricevevano notifiche di ricette mai richieste, e alle segnalazioni dell’Ats e di alcune farmacie per l’eccesso di consumi.

Il medico, definito dal gip del Tribunale di Monza come «l’elemento cardine e imprescindibile del gruppo criminale», è stato arrestato dai carabinieri nel 2022 mentre era già ai domiciliari per una precedente indagine. Oltre alla condanna economica, scrive il Corriere della Sera, è stato condannato a 8 anni di carcere e a una multa di 22mila a livello penale. La Corte dei conti ha inoltre ordinato il sequestro dei suoi beni immobili e della pensione.

La difesa del medico ha sostenuto che le prescrizioni non fossero firmate con dolo: il professionista soffriva di “ubriachezza” e aveva una personalità caratterizzata da “sfiducia e pessimismo”. Tuttavia, i giudici hanno respinto queste ipotesi, sottolineando la particolare intensità del dolo e il suo ruolo attivo nel meccanismo criminale, evidenziando come la sua attività sia proseguita nonostante le ripetute lamentele dei pazienti e le allerta delle autorità sanitarie.