E’ dovuto tornare ai box per un’ampia revisione della meccanica il progetto di Federfarma e Regione Piemonte che affidava alle farmacie i test covid con tamponi antigenici. Prima avevano costretto al rinvio alcuni problemi tecnici legati all’allineamento delle piattaforme e alla refertazione degli esiti (che per legge può fare solo un medico), quindi si è messa di mezzo la penuria di infermieri, ossia coloro che – su prenotazione della farmacia – avrebbero dovuto effettuare i prelievi a domicilio. Alpha Pharma Services, la società con cui Federfarma Piemonte si era convenzionata per assicurare il servizio, ne aveva promessi 300, alla vigilia della partenza se ne sono contati una trentina.
«Il fatto» spiega a FPress Massimo Mana, presidente del sindacato regionale «è che nei due mesi passati a mettere in piedi il servizio l’epidemia è esplosa, gli infermieri sono stati chiamati dai servizi sanitari per l’emergenza e così le disponibilità si sono ridotte drasticamente. Il Veneto, per esempio, è venuto in Piemonte a reclutare e sta offrendo contratti allettanti».
Il progetto, così, ha dovuto essere sottoposto ad ampia riprogettazione. «Stiamo valutando con la Regione alcune alternative» riprende Mana «per esempio la possibilità che i tamponi non siano più effettuati a domicilio ma in locali messi a disposizione dai comuni. In questo modo sarebbe possibile assicurare il servizio con un numero minore di infermieri, anche se il problema della disponibilità rimane».
Se tutto va bene, valuta Mana, si potrebbe già iniziare dalla prossima settimana, anche se con un numero ridotto di farmacie. «Anche perché intanto» ricorda il presidente di Federfarma Piemonte «siamo già partiti con i test sierologici, anch’essi previsti dall’accordo con la Regione». Dovevano essere somministrati a domicilio dagli infermieri, come i tamponi, al momento vengono effettuati in farmacia. «Si tratta di test eseguiti in regime privato» osserva Mana «quindi non c’è la stessa corsa a farli che si nota in Emilia Romagna». Prezzo al pubblico, rivisto dopo la “defezione” degli infermieri, 30 euro a test.