«L’infermiere di famiglia e di comunità è una figura professionale strategica nel quadro generale della nuova impostazione che ridefinisce l’assetto del nostro sistema sanitario nazionale e regionale. La pandemia ha messo in evidenza la necessità di potenziare il territorio, inteso come primo irrinunciabile baluardo per le cure e l’assistenza dei cittadini». Lo ha detto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, intervenendo a un incontro organizzato dalla facoltà di Medicina dell’università di Cagliari.
In Sardegna, ha ricordato Nieddu, saranno cinquanta le Case della comunità realizzate sotto l’egida del Pnrr e l’assistenza infermieristica avrà un ruolo centrale. «Ma le strutture da sole non bastano» ha avvertito l’assessore «dobbiamo riempire di contenuti e professionalità adeguate i luoghi di cura, siano essi ospedali o presidi territoriali. Abbiamo ripreso a investire con forza sul nostro sistema sanitario a partire proprio dalla formazione. Occorrono però maggiori garanzie e il Dm71, che definisce il nuovo assetto della medicina territoriale, approvato dal Governo senza l’intesa delle Regioni, lascia ancora molti punti oscuri». (vm)
La gestione della cronicità, ha concluso Nieddu, «deve trovare risposte in un monitoraggio costante che parta dalle cure domiciliari, dall’assistenza primaria e dalle strutture del territorio. La formazione specifica e specializzata degli infermieri di famiglia riveste un ruolo fondamentale». Il piano della Regione prevede investimenti per 271 milioni di euro dalle risorse del Pnrr, cui si aggiunge un cofinanziamento regionale per oltre 21,6 milioni di euro.