La Corte dei Conti ha rilevato gravi sprechi nella gestione dei materiali sanitari in Liguria, puntando il dito contro Alisa (Azienda sanitaria della Regione Liguria). In un magazzino privato di Genova, utilizzato per conto di Alisa, sono stati trovati 590 bancali di presidi acquistati durante l’emergenza Covid e mai ritirati dalle Asl cui erano destinati. Diverse decine invece i bancali contenenti materiale scaduto e quindi destinato alla distruzione.
Secondo il dossier della Corte dei Conti, la gestione inefficiente ha comportato costi rilevanti: «Oltre ai costi di acquisto, vi sono stati rilevanti costi di affitto dei magazzini e per il personale dedicato alla loro gestione. La spesa totale dal 2020 al 2024 è stimata in circa 2,5 milioni di euro. Il costo presunto per il 2024 risulta pari a circa 320mila euro. La mancanza di spazi adeguati, inoltre, ha portato al prolungamento delle spese di stoccaggio». Una situazione che pesa sui bilanci pubblici e che evidenzia le carenze organizzative della sanità ligure.
La scoperta è emersa nell’ambito dell’analisi del bilancio 2022 di Alisa, aggiornato al 2024. Il dossier di 44 pagine della Corte mette in luce criticità croniche, tra cui ritardi nei bilanci, lunghe liste d’attesa, aumento della mobilità passiva (i liguri che si curano fuori regione) e sforamenti della spesa per i privati accreditati. Alisa ha risposto alle contestazioni presentando piani di riorganizzazione e ottimizzazione.
L’accumulo dei presidi sanitari è riconducibile alla gestione dell’emergenza pandemica. Nel 2020, la Regione Liguria predispose un “buffer” (magazzino di riserva) per garantire la disponibilità continua di dispositivi medici e di protezione individuale. Nell’agosto dello stesso anno venne stipulato un contratto con la Silvestri srl, società genovese di traslochi, per la gestione del magazzino. «La convenzione iniziale è stata prorogata numerose volte senza l’indizione di una gara» sottolinea la Corte.
A fine 2024 risultano ancora stoccati circa 590 bancali di materiale non scaduto. Tuttavia, molte strutture sanitarie non hanno risposto agli inviti per il ritiro, rendendo impossibile la chiusura del magazzino e prolungando i costi di gestione. Inoltre, non è chiaro quali azioni siano state intraprese per smaltire il materiale scaduto o quali siano i relativi costi.
Alisa ha dichiarato di aver predisposto lo smaltimento del materiale scaduto per un costo di 158mila euro. Tuttavia, la Corte dei Conti insiste sulla necessità di una gestione più efficiente e trasparente: «La Sezione evidenzia la necessità di una gestione più strutturata, trasparente e conforme alle normative vigenti per evitare inefficienze e sprechi. Le criticità principali risiedono nella gestione logistica e temporale, nei costi e nella gestione del materiale scaduto o inutilizzato. È urgente adottare misure per il completamento dello smaltimento e pianificare con efficienza le scorte pandemiche per evitare futuri disservizi e costi eccessivi».
Il dossier della Corte evidenzia anche altre problematiche del sistema sanitario regionale. Tra queste, la crescente dipendenza dai medici “gettonisti” (liberi professionisti assunti con contratti temporanei) e dalle cooperative, e l’aumento della mobilità passiva che nel 2023 ha registrato un saldo negativo di 69,52 milioni di euro, e un incremento del 72,6% degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari rispetto al 2022.