Falso ideologico e materiale in atti pubblici e in certificati, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità ed esercizio abusivo della professione di farmacista. Sono le accuse con cui i carabinieri della Stazione di Besana in Brianza (provincia di Monza) hanno eseguito il sequestro preventivo di una farmacia di Renate, già chiusa due volte a fine dicembre e primi di gennaio perché la titolare e il fratello, direttore sanitario, continuavano a esercitare la professione nonostante la sospensione dell’Ordine per inadempienza all’obbligo vaccinale.
All’origine del sequestro, secondo quanto riferisce un lancio dell’Adnkronos, non c’è però la condizione sanitaria dei due farmacisti, quanto piuttosto la denuncia presentata ad agosto da una mamma per le anomalie riscontrate sul referto del tampone molecolare cui si era sottoposto il figlio. Una volta accertata la presunta falsità del test, i carabinieri di Besana in Brianza con i colleghi del Nas di Milano sono tornati nella farmacia e hanno sequestrato documentazione e materiale informatico, che è stato passato al setaccio. Le analisi sono ancora in corso ma le prime evidenze – sempre secondo quanto riferiscono gli inquirenti – parlano di almeno altre 15 certificazioni false tra referti e dichiarazioni di tampone negativo.
La gravità della presunta condotta dei due farmacisti, fanno osservare i militari, è evidente: chi attesta falsamente l’esito negativo del tampone, consente a soggetti potenzialmente positivi di circolare liberamente. Addirittura, aggiungono i carabinieri, in un caso sarebbe stata accertata la falsità di un prelievo volto alla ricerca dell’antigene prostatico in un paziente affetto da tumore.
Il provvedimento di sequestro, concludono i militari, diventa un atto dovuto anche a causa dell’inaffidabilità degli indagati, che non solo non hanno offerto alcuna collaborazione agli inquirenti ma hanno anche posto in essere condotte inquadrabili come minaccia, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.