L’impegno delle farmacie sui tamponi rapidi si fa sempre più massiccio (l’altro ieri è stata raggiunta la cifra record di oltre un milione di antigenici effettuati, l’80% dei quali dai farmacisti secondo le stime di Federfarma) e quando si lavora a ritmo sempre più serrato cresce anche il rischio di errori o disattenzioni. In Toscana, così, la Regione ha messo a punto una nuova procedura che consente alle farmacie di registrare nuovamente gli esiti dei tamponi pregressi che non sono stati caricati correttamente sulla piattaforma subito dopo il test. La novità, come spiega una nota regionale, «fa seguito alle numerose segnalazioni di cittadini che non sono riusciti a visualizzare il risultato del loro antigenico sulla piattaforma Referti covid dopo avere effettuato in farmacia il tampone».
L’attivazione della procedura correttiva per le registrazioni pregresse, prosegue la Regione, dev’essere richiesta dalle singole farmacie tramite Pec. Per evitare agli assistiti i disagi conseguenti a errori di registrazione, inoltre, la scorsa settimana la Regione aveva istituito un sistema automatico di segnalazione che avverte la farmacia e le consente di re-immettere nell’app l’esito del test, con i dati corretti. «Per il buon funzionamento delle attività di tracciamento» avverte la nota «è molto importante che il test, sia positivo sia negativo, venga registrato dalla farmacia in tempo reale sull’app #insalute, che è integrata con il sistema informativo regionale e con la piattaforma nazionale Dgc (Digital green certificate)».
Nel Lazio invece il problema sembra essere la disattenzione. In una circolare diffusa ieri, in particolare, Federfarma Roma raccomanda massima vigilanza nella verifica del documento d’identità: «Secondo alcune segnalazioni» riporta il sindacato «sono frequenti i casi di soggetti positivi che si recano in farmacia per effettuare un tampone antigenico e forniscono il documento di altro cittadino non vaccinato». Lo scambio di persona, ovviamente, serve a fornire al no-vax un green pass rafforzato per guarigione, che lo copre per i sei mesi successivi.
L’invito di Federfarma Roma, quindi, è quello di «identificare sempre il paziente mediante il documento e di verificare la corrispondenza dei dati con quanto compilato sul modulo, sia all’accettazione sia all’esecuzione del test». Inoltre, conclude la circolare, «si invitano le farmacie a non eseguire tamponi e test sierologici a chi si presenta senza un documento di riconoscimento valido».