Valorizzare la nuova figura dell’infermiere di famiglia e individuare le progettualità sulle quali l’infermiere possa lavorare per agevolare l’assistenza. E’ di questo che si è parlato l’altro ieri nel primo incontro del Tavolo di lavoro tra assessorato alla salute della Provincia autonoma e Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Trento. L’incontro, come riferisce una nota dello stesso assessorato, ha preso le mosse dal Piano di potenziamento e riorganizzazione della rete assistenziale territoriale della Provincia, che prevede l’assunzione a tempo indeterminato di una sessantina di figure fra infermieri, medici e altro personale per la sorveglianza antii-covid. Fondamentale, scrive l’Assessorato, la figura dell’infermiere di famiglia, che avrà il compito di supportare l’assistenza domiciliare e diventare progressivamente uno dei referenti della comunità dove è chiamato ad operare.
Fra le tematiche affrontate durante il confronto, la necessità di integrare questa figura con le altre professioni, con gli ospedali e con i medici di medicina generale, «per garantire una presa in carico dei malati cronici coordinata e basata sui principi di iniziativa e prossimità e sviluppare modelli assistenziali innovativi in cui le persone fragili vengano messa al centro del processo di cura».
A margine dell’incontro si è infine valutato anche la possibilità di coinvolgere, più in generale, la professione infermieristica per effettuare i test antigenici rapidi, su soggetti sintomatici in particolare in età scolare, che consentono di dare risposte estremamente veloci sulla positività o meno al covid.