Non piace all’Anmvi, l’Associazione nazionale medici veterinari, il doppio cantiere che il comune di Trieste si appresta ad aprire per ristrutturare la sua farmacia di piazza Oberdan e alcuni locali adiacenti da adibire ad ambulatorio veterinario. Il piano, secondo quanto riferiscono alla stampa locale gli stessi amministratori, è quello di realizzare uno studio medico “low cost”, da affidare in convenzione a giovani professionisti che lavorerebbero sulla base di un «listino-prezzi popolare» concordato con il comune stesso.
In tal modo, spiegano al dipartimento Welfare del Municipio, si fornirebbe alla comunità un servizio sociale di non indifferente rilevanza, considerato che a Trieste possiede un cane o un gatto circa la metà dei suoi 200mila abitanti.
Sul progetto però sono piovute le critiche dell’Anmvi, che in una lettera aperta firmata dal presidente nazionale, Marco Melosi, imputa al comune ben altre finalità. Lo hanno ammesso gli stessi amministratori, scrive Melosi, quando ai giornali hanno ricordato che «una farmacia vende di più se si trova nelle vicinanze di attività connettibili». La conversione dei locali in ambulatorio veterinario low cost, in sostanza, servirebbe a fare “sistema” con la farmacia accanto, che in questo modo incrementerebbe il suo giro d’affari sul pet.
Di qui la lettera aperta, dove il presidente dell’Anmvi ricorda che in passato altri comuni hanno preso a cuore la spesa delle famiglie per i loro pet, ma in questi casi l’intervento si è sempre concretizzato in convenzionamenti con i medici veterinari in attività sul territorio e a vantaggio dei nuclei meno abbienti sulla base dei parametri Isee. «Auspichiamo» conclude Melosi «che il progetto di ambulatorio veterinario “low cost” venga accantonato, in favore di politiche coerenti con l’azione amministrativa pubblica, prive di derive speculative e demagogiche in danno alla professione medico-veterinaria».
Della questione si è interessata anche Federfarma provinciale, che ha preso contatti con l’amministrazione e segue gli sviluppi.