L’obiettivo di garantire alla campagna vaccinale contro covid una sempre più alta copertura «non può in alcun modo legittimare il trasferimento di funzioni mediche esclusive ad altre figure, sanitarie e no. Ne va della salute dei cittadini, ma anche del significato di agire nel rispetto delle leggi». E’ l’avvertimento lanciato dai presidenti degli Ordini dei medici dell’Emilia-Romagna, che in una nota diffusa sabato scorso (24 aprile) se la prendono con le ultime disposizioni legislative che autorizzano alla vaccinazione figure professionali estranee all’area medica, farmacisti compresi. «Pur considerando lodevole lo sforzo per l’ampliamento delle sedi dove vaccinare» scrivono i nove presidenti «non è condivisibile la modalità con cui la politica ha fatto tali concessioni. Si intravede, infatti, una deriva non necessaria e rischiosa, soprattutto a fronte di un sufficiente numero di medici tale da garantire ampiamente le vaccinazioni».
L’assenza del medico nel percorso vaccinale, ricordano gli Ordini, «incide sulla qualità delle cure e sulla tutela della salute anche laddove, seppure in ruoli diversi e complementari, le professioni sanitarie sono chiamate a collaborare. Le competenze mediche, quali la valutazione dello stato di salute del cittadino come pure la raccolta del consenso informato e il tempestivo intervento in presenza di effetti collaterali, connotano di fatto l’atto medico. Analogamente, l’intervento in urgenza ed emergenza, sul piano dell’agire e delle responsabilità, si diversifica dalla sola “applicazione di rigidi protocolli”».
Piuttosto, prosegue la nota, occorrerebbe «che tutte le figure interessate collaborino al buon funzionamento del sistema sanitario mettendo a frutto la loro specifica formazione, ciascuna nel proprio ruolo e responsabilità». Invece, si legittima una «pericolosa e inaccettabile deregulation sanitaria su cui è doveroso intervenire».