Si può aggiungere anche l’Umbria all’elenco delle amministrazioni che hanno recepito l’accordo quadro del 29 marzo sulla vaccinazione in farmacia. All’intesa regionale manca ancora la firma finale ma gran parte dei contenuti sono già stati concordati e devono essere ancora definiti soltanto alcuni elementi di dettaglio, a cominciare dalle fasce target. Già quantificata invece la remunerazione – la stessa dei medici di famiglia, 8 euro: i 6 dell’accordo quadro più due per materiali e oneri burocratici – e i requisiti delle farmacie partecipanti, che rimangono quelli del protocollo nazionale.
«I farmacisti stanno completando il corso di formazione Eduiss» spiega a FPress Augusto Luciani, presidente di Federfarma Umbria «e attualmente sono impegnanti nella fase del tutoraggio, che molti hanno scelto di effettuare negli hub vaccinali. Sulla carta, le prime farmacie (avevano dato la loro disponibilità in 120 su 230, ndr) potrebbero cominciare a somministrare già dalla prossima settimana, ma finché non ci sono certezze sulle forniture di vaccini non si parte».
E’ stata invece accantonata, almeno per il momento, la proposta dei medici di famiglia della Fimmg di avviare una collaborazione con i farmacisti del territorio nell’ambito della campagna vaccinale: i generalisti si sarebbero occupati delle somministrazioni, le farmacie avrebbero assicurato preparazione delle dosi e formalità amministrative. «Era una proposta interessante» osserva Luciani «che non escludeva la vaccinazione da parte del farmacista ma anzi avrebbe consentito di contribuire alla campagna anche a quelle farmacie che per spazi o difficoltà varie non se la sentono di somministrare». Purtroppo, però, la Regione non ha potuto mettere sul piatto risorse aggiuntive agli 8 euro di cui s’è detto, una cifra che se si dividessero mmg e farmacista non coprirebbe le spese né dell’uno né dell’altro.
Più aspro, invece, il confronto in corso in Toscana tra Regione e farmacie per il recepimento dell’accordo quadro. Lo scoglio che al momento ancora si frappone a un’intesa è quello economico, con la Regione che si dice disposta a mettere sul piatto soltanto un euro in più rispetto alla quota nazionale e i farmacisti (privati e pubblici) che vorrebbero avvicinarsi al fee di cui beneficiano per i tamponi antigenici (11 euro). Tra i nodi irrisolti anche la prenotazione dei vaccinandi, per la quale la Regione vorrebbe utilizzare la propria piattaforma.