Nove euro e 50, dei quali 6,26 andranno rimborsati alla Regione e 3,24 rimarranno al farmacista, che dovrà poi girare al distributore una quota ancora da pattuire. E’ il prezzo al quale le farmacie laziali venderanno da domani le 100mila dosi di vaccino antinfluenzale messe a disposizione dall’ordinanza regionale del 2 ottobre per l’acquisto privato. A dettare le modalità della fornitura – così come i compensi – è una circolare del servizio farmaceutico diramata l’altro ieri: l’approvvigionamento poggerà sul canale della dpc (come ormai si sta decidendo in tutte le Regioni) e la dispensazione avverrà su ricetta Ssn, cartacea o dematerializzata.
L’offerta, ricorda ancora la circolare, è indirizzata esclusivamente alle persone di età superiore ai 18 anni e inferiore ai 60, esclusi dalle categorie a rischio per patologia o esposizione professionale. Quanto ai 9,50 euro che il paziente dovrà pagare (al di fuori delle fasce non protette, lo ricordiamo, il vaccino è in fascia C, quindi a carico dell’assistito) formalmente non si tratta di ticket ma di prezzo imposto, una soluzione che rischia di creare grattacapi ai commercialisti delle farmacie: all’atto della vendita, infatti, il farmacista dovrà battere scontrino con iva al 10% (l’aliquota ridotta applicata ai farmaci), la ricetta o il promemoria però vanno infilati nella mazzetta della dpc e quindi i 3,24 euro della remunerazione al farmacista sono assoggettati ad aliquota del 22%.
La cifra riportata dalla circolare, in particolare, non trova alcuna corrispondenza nell’accordo regionale per la dpc attualmente in vigore, dove la remunerazione per i farmaci della fascia di prezzo più bassa ammonta a 6 euro. Il compenso di 3,24 euro (al lordo della quota al grossista, lo ricordiamo) è stato fissato unilateralmente dalla Regione, come peraltro dettava l’ordinanza del 2 ottobre.