Non è partita con il piede giusto, in Veneto, la centralizzazione che dall’inizio di gennaio ha concentrato in un unico magazzino, le forniture alle farmacie dei farmaci della dpc. L’operazione, varata per razionalizzare la logistica, ha provocato in queste prime settimane frequenti episodi di indisponibilità, legati alla revisione dei criteri di distribuzione con cui vengono riforniti i depositi delle singole Asl. Per ridurre al minimo i disagi ai pazienti, le farmacie hanno cominciato a fare ricorso alla dispensazione in convenzionata più spesso che in precedenza, mettendo così in allarme il Servizio farmaceutico regionale. «La provincia che più sta patendo» spiega a FPress Alberto Fontanesi, presidente di Federfarma Veneto «è quella di Vicenza, che disponeva di un magazzino molto ben fornito. Ci sta che in una riorganizzazione logistica possano sorgere difficoltà, occorre però mettere in campo contromisure provvisorie che riducano al minimo i contraccolpi sugli assistiti e sul servizio».
Proprio per questo, nei giorni scorsi Federfarma aveva avvertito l’Assessorato che le farmacie avrebbero ovviato alle indisponibilità passando alla convenzionata in tutti i frangenti in cui era opportuno farlo. Il Servizio farmaceutico ha risposto chiedendo di procrastinare di almeno un giorno l’applicazione della clausola di salvaguardia, ma il sindacato ha opposto un netto rifiuto. «Il problema delle farmacie non è quello di rinviare di un giorno la dispensazione» osserva Fontanesi «ma di dire al paziente quando potrà venire a ritirare il farmaco con ragionevole certezza. Se non ci possono fornire indicazioni, la distribuzione in convenzionata è l’unica chance». I titolari veneti, dunque, continueranno ad applicare le regole nell’interesse dei loro assistiti, mentre Federfarma e Servizio farmaceutico si incontreranno già nei prossimi giorni per fare il punto e individuare soluzioni più “soft”. «Da entrambe le parti c’è la disponibilità a collaborare» conclude Fontanesi «vedremo che cosa si può fare».