In Veneto esplode la polemica tra medici e farmacisti sul progetto della Regione per il monitoraggio in farmacia dell’aderenza terapeutica. Avviata ufficialmente il primo dicembre scorso sulla base di un decreto emanato il 22 novembre, la sperimentazione affida alle farmacie il compito di arruolare i pazienti diabetici o affetti da bpco che non rispettano le cure nelle scadenze e nei farmaci prescritti. E’ il sistema informativo regionale – sulla base dei dati provenienti dalle cartelle cliniche dei medici di famiglia – a individuare e segnalare alle farmacie i casi da prendere in carico, attraverso l’apertura del Fascicolo sanitario elettronico (Fse) individuale. Al momento i titolari registrano gli assistiti “etichettati” dal sistema su carta, perché la rete regionale non è ancora a regime; ma una volta superati gli inconvenienti tecnici, gestione e percorso del paziente avverranno in forma digitale, cosa che tra le altre consentirà ai curanti di essere aggiornati attraverso il Fse del malato.
Ai medici però il progetto (che riconosce alle farmacie compensi da 80 a 117 euro per presa in carico, a seconda della risposta del paziente) non piace. «Si tratta di un serio vulnus alla nostra professionalità» ha dichiarato ad alcuni giornali locali il presidente della Consulta degli ordini medici del Veneto, Francesco Noce «determina interferenze inaccettabili e tensioni tra due categorie che in passato avevano sempre collaborato proficuamente». Per Noce, poi, è incomprensibile come i farmacisti faranno a monitorare le condizioni del paziente: «Potranno accedere ai dati personali forniti dalle Asl? Ma si tratta di informazioni protette dalla privacy». In ogni caso, conclude Noce, anche i medici hanno proposte nel cassetto con cui migliorare l’assistenza ai pazienti: «Potremmo metterci a dispensare farmaci negli ambulatori: si genererebbe un bel risparmio, visto che distribuiremmo a unità anziché a confezioni».
Alla polemica aperta dall’Ordine, i sindacati delle farmacie venete rispondono con la diplomazia. «Con i medici abbiamo da molto tempo ottimi rapporti» spiega il presidente di Federfarma regionale, Alberto Fontanesi «non c’è motivo di guastarli con diatribe che non hanno fondamento. Ciò che conta è il paziente e il progetto regionale sull’aderenza mira soltanto a migliorare la qualità delle cure, a beneficio dei malati e anche dei medici». «Le farmacie non fanno altro che intervenire su segnalazione del sistema informativo regionale» aggiunge Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieunite «non c’è nessuna invasione di campo a danno dei medici».