Ha dovuto rinviare la partenza, originariamente fissata al primo settembre, ma aspira ancora a diventare la prima vera esperienza di gestione dell’aderenza terapeutica in farmacia. Stiamo parlando del progetto al quale Regione Veneto, Federfarma e Farmacieunite stanno lavorando da diversi mesi con l’obiettivo di mettere sotto governance le terapie della cronicità – Bpco, diabete, ipertensione eccetera – attraverso la presa in carico in farmacia dell’assistito “non aderente”. A fare da perno il Fascicolo sanitario elettronico (Fse), in Veneto già operativo e integrato nel sistema informativo regionale: attraverso ricetta dematerializzata e dati provenienti dai medici, la piattaforma regionale individua automaticamente i pazienti che non rispettano prescrizioni e scadenze e li “etichetta”. Le farmacie del territorio visualizzano la segnalazione sui loro gestionali e quando intercettano l’assistito gli propongono un percorso di “recupero” con presa in carico del paziente: un questionario d’avvio per esplorare gli eventuali problemi all’origine della mancata aderenza, un altro questionario a sei mesi di distanza per verificare i progressi, attività aggiuntive di counselling e informazione con materiale cartaceo.
All’origine del progetto l’accordo siglato più di un anno fa da Regione e farmacie venete, da cui la delibera della primavera 2017 che mette sul piatto un finanziamento di 1,5 milioni di euro all’anno per formazione e remunerazione dei farmacisti. Per la presa in carico, infatti, è previsto un compenso che sfiora i 130 euro a paziente se al termine dell’attività di monitoraggio e consulenza (un anno) l’assistito ha recuperato l’aderenza e il farmacista ha messo in campo tutte le misure previste dal programma. In caso contrario, la remunerazione sarà commisurata ai servizi effettivamente erogati, il primo dei quali dovrà essere necessariamente l’apertura del Fse del paziente. Al momento sono pochi i veneti che già l’hanno attivato e la Regione sta cercando di spingere in ogni modo perché lo facciano.
Come detto, si sarebbe dovuti partire dal primo settembre ma poi il via è slittato. Problemi tecnici di origine regionale in cui le farmacie non c’entrano in alcun modo, assicurano in Federfarma Veneto e Farmacieunite. E’ anche vero, peraltro, che Regione e sindacati stanno ancora negoziando sui contenuti di dettaglio dell’attività, ossia – come elencava la delibera del 2017 – «obiettivi di salute pubblica perseguiti, procedure di attuazione, indicatori di risultato, modalità di rendicontazione delle azioni» eccetera.