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Aderenza: un iperteso su 4 non segue il trattamento, dice studio irlandese

31 Luglio 2019

In media, un iperteso su quattro non è aderente al trattamento prescritto, del tutto o in parte. Lo rivela una ricerca irlandese pubblicata ieri sul British Journal of General Practice e condotta su un campione di 235 persone, resistenti al trattamento nonostante fossero in cura con almeno quattro farmaci antipertensivi oppure con pressione arteriosa in aumento e almeno tre farmaci da assumere. Nello studio i ricercatori si sono basati, per la prima volta, su analisi delle urine con spettrometria di massa, allo scopo di distinguere tra soggetti realmente resistenti al trattamento e soggetti invece contraddistinti da “pseudo-resistenza”, che si verifica quando non c’è aderenza alle cure, in caso di ipertensione da “camice bianco” (temporaneo innalzamento dei valori pressori che si manifesta solo in determinate circostanze, essenzialmente legate a dinamiche di natura emotiva), oppure in presenza di stili di vita e dosaggi dei farmaci inadeguati.

I risultati hanno rivelato che il 24% dei 253 pazienti sottoposti ad analisi delle urine era parzialmente aderente alla terapia e il 2% del tutto non aderente. «Poiché la pressione sanguigna scarsamente controllata ha pochi sintomi» ha commentato uno degli uatori, Peter Hayes, docente all’università di Limerick «i pazienti spesso non sono consapevoli di tutti i rischi. Molti pazienti intendono assumere le loro medicine ma semplicemente dimenticano di farlo; il rifiuto assoluto di assumere farmaci è raro». In altri termini, «il controllo consensuale dell’adesione ai farmaci nei pazienti con pressione sanguigna scarsamente controllata rappresenta un modo per aprire un confronto tra medico e paziente. Entrambe le parti possono quindi lavorare insieme per risolvere il problema».