Se Amazon riesce a essere così competitiva sui costi, è anche perché affida una parte delle sue consegne a una rete di piccoli corrieri che non solo evita al gruppo assunzioni a tempo indeterminato, ma lo tiene anche fuori da eventuali cause di responsabilità civile. E’ quanto suggerisce un’inchiesta condotta di recente dal New York Times e da Propublica, un ente no profit per il giornalismo investigativo. Secondo l’indagine, dal giugno del 2015 a oggi i fattorini che negli Usa recapitano per Amazon sono stati coinvolti in almeno 60 incidenti, che hanno provocato dieci morti (tra i quali una bambina di 9 mesi) e svariate lesioni. Probabilmente, dicono gli autori, i sinistri sono anche di più ma Amazon si guarda bene dal fornire dati sulla sua attività così come sulla sua rete di corrieri.
«In molti degli incidenti che hanno coinvolto i suoi appaltatori, gli autisti hanno utilizzato auto, camion e furgoni che non avevano alcun accenno al logo aziendale di Amazon» scrive il New York Times. E gli appaltatori non sono dipendenti di Amazon, anche se la società «spesso dirige, attraverso un’applicazione, l’ordine e il percorso delle consegne. Il software Amazon tiene traccia degli spostamenti e gli spedizionieri dei magazzini Amazon possono chiamare gli autisti se sono in ritardo sulla tabella».
Secondo quanto rivela l’inchiesta, il gruppo fa però fa in modo di non essere imputabile per i danni causati dai fattorini di cui dirige passo passo le consegne. In altri termini, anche se l’azienda soffia sul collo dei corrieri perché rispettino a ogni costo i tempi, «la responsabilità dei comportamenti a rischio che essa richiede ricade soltanto sui singoli lavoratori».