La collaborazione tra medici e farmacisti in tema di servizi fa fatica a ingranare non soltanto in Italia. Nel Regno Unito lo stesso genere di problemi lo sta dando Pharmacy First, il programma che da febbraio ha delegato ai farmacisti del territorio il primo intervento in sette patologie di bassa complessità, tra le quali emicrania, cistiti e mal di gola: di recente il Nhs, il servizio sanitario pubblico, ha messo a disposizione dei sanitari Gp Connect, una piattaforma digitale che consente agli operatori autorizzati di accedere alle cartelle cliniche dei medici di famiglia e inserire nei file dei loro pazienti dati provenienti da consultazioni o prestazioni.
Il Nhs inglese (nel Regno Unito ogni nazione ha un servizio sanitario autonomo) ha deciso di adottare Gp Connect per consentire ai farmacisti di accedere e aggiornare i fascicoli digitali dei pazienti nell’ambito di Pharmacy First e di altri due servizi di consulenza in farmacia, per l’ipertensione e la contraccezione. Ma nei giorni scorsi, è la notizia riportata dal Pharmaceutical Journal, la British medical association (Bma) ha raccomandato ai medici di famiglia inglesi di disattivare la funzione di Gp Connect che consente l’aggiornamento delle cartelle cliniche da parte di altri sanitari.
«Poiché i medici sono responsabili delle informazioni contenute nella cartella clinica di un paziente» ha spiegato David Wrigley, vicepresidente e responsabile per la digitalizzazione del Gpc, il Comitato della Bma per la medicina di famiglia «siamo preoccupati della possibilità che altri possano aggiungere diagnosi, osservazioni e farmaci assunti».
La raccomandazione sarebbe soltanto temporanea, in attesa che da Nhs England arrivino chiarimenti adeguati sulle funzioni della piattaforma e sulle implicazioni normative, ma la decisione della Bma fa comunque discutere. «Questa novità potrebbe generare conseguenze indesiderate e aggiungere ulteriore pressione al medico di famiglia, che deve garantire il follow-up e l’assistenza continuativa al paziente» ha detto ancora Wrigley «c’è il rischio che il mmg debba assicurare assistenza o prestazioni aggiuntive per il lavoro avviato da altri».
«Il Gpc» ha aggiunto Katie Bramall-Stainer, presidente del Comitato «è preoccupato per come potrà essere utilizzata in futuro la piattaforma: terzi potrebbero essere autorizzati a registrare sul fascicolo sanitario del paziente diagnosi o farmaci senza conoscere né lui né il suo medico curante». Come noto, anche in Italia Fse 2.0 non consente al momento ai farmacisti di accedere alla cartella digitale del paziente per inserire dati.
«Se gli studi dei medici di base scelgono di disattivare Gp Connect Update Record» ha commentato Alastair Buxton, direttore dei servizi Nhs di Community Pharmacy England (il comitato che rappresenta le farmacie nelle negoziazioni contrattuali con il servizio sanitario) «i sistemi It delle farmacie torneranno automaticamente a utilizzare il sistema di posta elettronica Nhs mail per inviare ai mmg dati e informazioni in formato pdf, come già fanno da molti anni. Gp Connect serve soltanto a ridurre il carico di lavoro negli ambulatori, perché oggi i dati che riguardano i consulti in farmacia vengono ricopiati manualmente nelle cartelle cliniche dei pazienti».
«Una più stretta integrazione tra medici e farmacisti con Gp Connect rappresenta un enorme passo avanti per i pazienti» ha aggiunto James Davies, direttore per l’Inghilterra presso la Royal Pharmaceutical Society «poiché agevola la condivisione delle informazioni. È giusto però che i medici di base vogliano sentirsi sicuri del sistema e, come per qualsiasi altra innovazione, ciò richiederà tempo».