Se i farmacisti italiani si sentono perseguitati da Guardia di Finanza e Carabinieri dei Nas, buttino un occhio sui colleghi francesi e si consolino, secondo il vecchio detto «Mal comune mezzo gaudio». Un sondaggio condotto nei giorni scorsi dall’Uspo (Union des syndicats de pharmaciens d’officine) rivela infatti che dal 15 marzo scorso più del 50% delle farmacie è stata visitata almeno una volta dagli ispettori della Dgccrf (Direction générale de la concurrence, de la consommation et de la Répression des fraudes), l’equivalente transalpino della nostra Autorità antitrust (con l’unica rilevante differenza che da noi si tratta di un’agenzia indipendente, in Francia è una divisione del ministero dell’Economia).
All’indagine dell’Uspo, in particolare, hanno risposto 4.420 farmacisti titolari: il 53,7% dei farmacisti dichiara di essere stato visitato dalla Dgccrf una volta, il 13,36% è stato controllato addirittura due volte e il 5,49% tre o più. I dati, poi, dimostrerebbero che gli ispettori del Ministero si vedono più spesso nelle farmacie di alcune zone rispetto ad altre: nell’articolo che riferisce del sondaggio, il Quotidien du pharmacien cita i dipartimenti di Seine-et-Marne e dell’Oise, oppure l’intera regione dell’Alsazia.
In nove casi su dieci, sottolinea poi l’Uspo, l’ispezione si è conclusa senza alcuna verbalizzazione. Soltanto nell’1% dei casi i controlli hanno comportato sanzioni. «Questi risultati mostrano che i farmacisti nel loro insieme hanno svolto correttamente il proprio lavoro» commenta il presidente del sindacato francese, Gilles Bonnefond «e questo nonostante la complessità delle norme sulle soluzioni idroalcoliche e sui dosaggi, per non parlare del fatto che, in mancanza di flaconi, i farmacisti hanno dovuto riconfezionare in contenitori eterogenei».
Per l’Uspo, poi, è deplorevole che durante l’isolamento gli ispettori della Dgccrf abbiano fatto ricorso a procedure di controllo ai limiti della «molestia»: «Non potendo muoversi» spiega Bonnefond «telefonavano e chiedevano che fosse tenuta traccia dei prezzi di acquisto e vendita, settimana dopo settimana, come se i farmacisti non avessero altro da fare». Il paradosso, osserva in presidente dell’Uspo, è che ora che alle farmacie è stato consentito di vendere al pubblico le mascherine, i controlli finiranno comunque per scoraggiarne la commercializzazione. «Mi chiedo» conclude Bonnefond «se lo stesso trattamento viene riservato ad altri canali di vendita, come le tabaccherie o i supermercati». Proprio vero che tutto il mondo è paese.