Per contrastare le carenze di sciroppi pediatrici che stanno interessando diversi Paesi europei, si potrebbero autorizzare le farmacie a stampare in 3D mini-compresse adattate ai singoli pazienti. È la proposta che Jörg Breitkreutz, docente all’Istituto di tecnologia farmaceutica e biofarmacia dell’università di Düsseldorf, ha lanciato al congresso Pharmacon in corso a Schladming, in Austria. Secondo l’esperto, riferisce un articolo della rivista tedesca Daz.online, più di 40 studi su neonati e bambini dimostrano che le mini-compresse sono una forma di somministrazione adatta ai pazienti di giovanissima età.
Queste “tavolette”, dal diametro di tre millimetri o meno, potrebbero essere prodotte direttamente in farmacia con una stampante 3D cosa che agevolerebbe eventuali adattamenti ai bisogni di singoli pazienti (impossibile con i farmaci industriali prodotti in serie) e soprattutto consentirebbe di tamponare eventuali indisponibilità.
Per la produzione, ha continuato Breitkreutz, andrebbero utilizzate le cosiddette stampanti a filamento, che iniettano un gel in una capsula: il risultato è una compressa dalla struttura trabecolare e filigranata, di superficie liscia e con forma solida e compatta. Questo tipo di stampanti, ha detto il docente, già dispone dell’approvazione da parte della Fda statunitense.
Un’alternativa è rappresentata dalla stampa 2D: una metà della compressa sarebbe riempita con un liquido dosato automaticamente, quindi si aggiungerebbe l’altra metà che verrebbe fatta aderire mediante asciugatura all’aria. Per produrre cinquanta di queste pillole, ha detto Breitkreutz, occorrerebbero due ore.
Un’altra tecnologia è un tipo di stampa 2D . La metà inferiore della capsula verrebbe riempita mediante dosaggio liquido automatico e la metà della capsula verrebbe quindi asciugata all’aria. Quindi viene messa la seconda metà. Ci vogliono due ore per produrre 50 di queste forme di dosaggio.