In un contesto in cui politiche pubbliche e dinamiche di mercato non riescono a contrastare efficacemente la scarsità di farmaci, la ricerca scientifica sta esplorando soluzioni alternative. Tra queste, l’impiego dell’intelligenza artificiale (AI) per prevedere le carenze in arrivo si profila come una delle più promettenti. È proprio questa la sfida del progetto “Remedy”, che coinvolge l’istituto Fraunhofer e l’università di Economia e commercio di Vienna e il Centro ricerche in ingegneria farmaceutica di Graz.
Per prevedere le carenze occorre un’analisi avanzata di dati provenienti da fonti eterogenee, come ha spiegato Sebastian Kreuter, del Fraunhofer: «Ci confrontiamo con una straordinaria varietà di dati non integrati tra loro. Per esempio, esiste una lista dell’Oms sui farmaci essenziali, aggiornata regolarmente, ma questa non è collegata ad altre informazioni fondamentali come le statistiche sulle epidemie regionali o i livelli delle scorte». Il progetto intende verificare se metodi basati sui dati possano facilitare uno scambio informativo efficace tra i diversi attori del sistema sanitario.
La sfida non è solo tecnica, ma anche legale. Un nodo cruciale riguarda la compatibilità tra le analisi di big data e le normative sulla protezione dei dati. Come ha sottolineato Alexander Wilfinger, della Wirtschaftsuniversität di Vienna, «Remedy chiama in causa temi etici come l’uso dell’AI, la responsabilità delle filiere farmaceutiche e il rispetto della privacy, mettendo sull’altro piatto il diritto alla sicurezza sanitaria. Le soluzioni tecnologiche devono fare i conti con il rispetto delle regole».
L’obiettivo finale è stabilire se sia effettivamente possibile e utile sviluppare un sistema predittivo basato sull’Ai per anticipare le carenze di farmaci: Remedy dovrebbe concludersi entro l’estate del 2025 e si avvale di un finanziamento dell’Agenzia austriaca per la promozione della ricerca.