«Non c’è alcuna ragione scientifica che si opponga alla vaccinazione in farmacia, se non la condizione che i farmacisti siano ben formati». Lo ha detto Aurore Girard, vicepresidente della Ssmg (la società scientifica dei medici di famiglia belgi) parlando della nuova stagione influenzale alla rivista Le pharmacien. Le farmacie, scrive il magazine, avrebbero dovuto cominciare a vaccinare da domenica prossima, 1 ottobre, ma un’interpellanza alla commissione Sanità del partito nazionalista fiammingo Vlaams Beland ha costretto a rinviare di qualche giorno l’approvazione della legge, che per la prima volta in Belgio autorizza i farmacisti a somministrare contro l’influenza.
L’Absym, il sindacato dei medici, ha esultato per aver trovato in Parlamento chi condivide le sue perplessità sulla disposizione, che – ha ribadito l’altro ieri in una nota – «pregiudica la qualità delle cure perché la vaccinazione contro l’influenza è compito del medico di base e non del farmacista».
Le autorità sanitarie, invece, sperano che la somministrazione in farmacia contribuisca ad accrescere la copertura vaccinale nel Paese: nella stagione 2022-2023 l’influenza ha raggiunto il picco prima del solito, alla fine del 2022, con un netto incremento della mortalità tra l’inizio di dicembre e la metà di gennaio. Tuttavia, meno del 60% dei belgi sopra i 65 anni si era vaccinato contro l’influenza, una quota troppo bassa secondo Marc Van Ranst, docente di virologia ed epidemiologia all’università di Lovanio, che a Le pharmacien lancia l’allarme: «Il vaccino è lo strumento di prevenzione più efficace, è importante che il maggior numero di anziani e appartenenti alle fasce vulnerabili si vaccini per tempo, assieme ai loro cari». Quest’anno il servizio sanitario belga ha a disposizione due milioni di dosi di vaccino antiflu.