Nel caso in cui Regno Unito e Unione europea non riuscissero a trovare un accordo sulla Brexit e l’uscita del Paese britannico dall’Ue si risolvesse in un atto unilaterale, bisognerebbe attribuire ai farmacisti d’Oltremanica competenze speciali per affrontare le emergenze che ne deriveranno, tra le quali la sostituzione dei farmaci con obbligo di ricetta. E’ la raccomandazione espressa nei giorni scorsi dalla Royal pharmaceutical society, l’Ordine professionale inglese, e dall’Hda, l’associazione dei distributori del comparto sanitario. All’origine della richiesta, i timori che una “Brexit no-deal” – ossia un’uscita non negoziata del Regno Unito – possa aggravare carenze e indisponibilità di farmaci negli ospedali e nelle farmacie inglesi. In un’audizione parlamentare Martin Sawer, direttore esecutivo dell’Hda, ha detto che bisognerebbe «permettere ai farmacisti di sostituire i farmaci prescritti con le specialità che risultano disponibili». Il Governo, inoltre, dovrebbe considerare una moratoria sulla normativa vigente per «consentire alle farmacie di approvvigionarsi da altre farmacie» per far fronte alle carenze.
Sulla stessa linea Ash Soni, presidente della Royal pharmaceutical society, secondo il quale in caso di Brexit no-deal sarebbe «ragionevole» permettere ai farmacisti di sostituire i medicinali prescritti per «ridurre la pressione che i medici di famiglia dovranno sopportare». Il sistema fa già i conti con carenze e irreperibilità, ha detto Soni al Times «la preoccupazione è che, in caso di una Brexit senza accordi, alcune categorie di farmaci possano diventare problematiche».