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Carenza di farmacisti, in Uk preoccupa concorrenza delle reti di cure primarie

20 Ottobre 2022

Il governo metta un freno al reclutamento di farmacisti clinici da parte dei Primary care network, le reti delle cure primarie – oltre 1.200 in tutta l’Inghilterra – che assicurano l’assistenza sul territorio. È quanto ha chiesto Janet Morrison, amministratore delegato del Pharmaceutical Services Negotiating Committee (Psnc, il comitato che negozia i rinnovi contrattuali delle farmacie con il servizio sanitario) in un recente incontro con il ministro della Salute, Will Quince. «

«I farmacisti clinici» ha detto Morrison «possono dare un contributo più significativo al Nhs nelle farmacie del territorio, facendo in modo che non debbano chiudere per mancanza di personale, occupandosi di uso appropriato dei farmaci, prescrivendo cure efficaci, fornendo servizi e dando consigli».

Secondo gli ultimi dati, osserva il Pharmaceutical Journal, a giugno erano 3.294 i farmacisti clinici impiegati a tempo pieno nei Primary care network inglesi (Pcn), in crescita di mille unità rispetto ai 2.552 risultanti in servizio un anno prima. L’occupazione nelle reti delle cure primarie sarebbe, a detta di molti, tra le cause della carenza di forza lavoro che grava sulle farmacie.

Morrison però non vuole essere così categorica: «Non sto dicendo che i farmacisti clinici non dovrebbero lavorare nei Pcn» ha avvertito «sostengo che il reclutamento non dovrebbe essere continuo ma prevedere un certo numero di posti programmati».

L’appello di Morrison ricorda le considerazioni espresse nell’agosto dell’anno scorso dalle associazioni delle farmacie scozzesi. Community Pharmacy Scotland (Cps) sostenne che «il reclutamento non programmato di farmacisti nei Pcn è oggi una delle principali cause della pressione che grava sulla forza lavoro delle farmacie».

Dal canto suo Graham Stretch, presidente della Primary care pharmacy association (l’associazione dei farmacisti clinici) e direttore clinico del Pcn di Brentworth, ha dichiarato al Pharmaceutical Journal che invece di interrompere il reclutamento dei farmacisti nei netork delle cure primarie, bisognerebbe fare in modo che la farmacia del territorio non venga lasciata indietro. «Non è vero che i farmacisti stiano lasciando in massa il lavoro al banco per andare negli studi dei medici di famiglia» ha osservato «e non è questa la causa della carenza di personale che investe le farmacie. Può essere una delle case, certo, ma la questione ha molte sfaccettature». Secondo Stretch, in ogni caso, «nella maggior parte dei Pcn lavorano oggi fino a quattro o cinque farmacisti».

David Webb, Chief pharmaceutical officer per la sanità inglese, sostiene infine che occorre analizzare in maggiore profondità le cause per cui un farmacista finisce per cambiare ambito di lavoro. «In parte potrebbe bene avere a che fare con la possibilità di beneficiare di opportunità di carriera in ambito clinico».