Per contenere le carenze di medicinali nelle farmacie del territorio e in quelle ospedaliere e quindi ridurre i disagi ai pazienti, i governi dovrebbero riconoscere ai farmacisti spazi d’intervento più estesi. Come nel caso del Regno Unito, dove la British Medical Association, il sindacato inglese dei medici, ha proposto che ai farmacisti fosse consentito di sostituire un medicinale prescritto ma irreperibile con un altro prodotto equivalente per dosaggio e disponibile. L’indicazione arriva dalla Fip, la Federazione farmaceutica internazionale, che al suo Virtual Congress 2020 – l’evento a distanza in programma fino al 24 settembre – ha presentato nei giorni scorsi un documento ufficiale di policy sulle carenze nella distribuzione farmaceutica.
All’origine della pubblicazione, come ricorda la stessa Fip, c’è la constatazione che il problema ha assunto ormai dimensioni «globali e complesse». Ci sono prove, scrive la Federazione, che queste carenze peggiorano con il tempo e creano difficoltà crescenti a operatori sanitari e pazienti. Le carenze, inoltre, «hanno gravi ripercussioni sui costi aggiuntivi sul carico di lavoro del personale, fino a centinaia di milioni di dollari ogni anno ». L’indisponibilità di farmaci, inoltre, è in aumento in tutto il mondo e ha un impatto enorme sui pazienti e sui sistemi sanitari. E a essere colpiti, ricorda la Federazione, sono Paesi con livelli di reddito molto diversi, così come farmaci di ogni prezzo (dai salvavita ai più comuni, dai medicinali ad alto costo ai più economici). Le ragioni del fenomeno, inoltre, sono «complesse e multifattoriali»: normative e regolamenti, problemi produttivi, qualità, offerta, domanda, politiche nazionali, emergenze sanitarie e disastri ambientali.
Per arginare il fenomeno dunque, la Fip raccomanda ai governi una serie di interventi diretti nel complesso ad accrescere il coordinamento tra i istituzioni e filiera e accrescere il campo d’intervento dei farmacisti. Tra questi:
– sviluppare un meccanismo di cooperazione interregionale per definire le carenze di medicinali in base alla durata della carenza e agli impatti economici e sanitari lato pazienti;
– individuare politiche a livello di comunità internazionali (per esempio Ue) che incoraggino nel mercato comune la produzione di principi attivi e farmaci costantemente segnalati per carenze;
– costruire un quadro normativo ed economico che promuove la diversificazione della produzione di principi attivi, materie prime e medicinali, al fine di migliorare la resilienza della filiera di fornitura;
– assicurare l’interoperabilità dei sistemi nazionali di segnalazione della carenza e la comparabilità dei dati;
– elaborare politiche che garantiscano la disponibilità di medicinali per i malati rari e i bambini e promuovere l’accessibilità dei farmaci;
– adottare misure con cui mitigare l’impatto economico delle carenze sugli operatori sanitari, la catena di fornitura, le farmacie ospedaliere e territoriali, i pazienti;
– includere nelle banche dati sulle carenze le informazioni sulle alternative disponibili e i medicinali che potrebbero essere dispensati in caso di carenza. Le alternative terapeutiche dovrebbero essere individuate dalla farmacia/farmacista e dalle agenzie regolatorie nazionali.
– includere i farmacisti di farmacia nei comitati nazionali che individuano i farmaci essenziali e le politiche sull’uso degli antibiotici, per promuovere un uso responsabile dei farmaci o proporre linee guida per la gestione delle carenze;
– autorizzare i farmacisti a dispensare un medicinale alternativo a quello prescritto in caso di carenza;
– collegare i database sulle carenze di medicinali ai gestionali dei medici e dei farmacisti, in modo che forniscano anche indicazioni sulle possibili alternative terapeutiche disponibili.
«Industria farmaceutica, importatori paralleli, distributori, ospedali e farmacie del territorio» raccomanda ancora la Fip «lavorino insieme per sviluppare sistemi di rendicontazione con cui condividere, in modo tempestivo, le informazioni sui potenziali problemi di indisponibilità».