Ammontano a quasi 7 milioni di euro in un anno i compensi di cui beneficeranno le 11mila farmacie inglesi che hanno aderito al Community pharmacist consultation service, il servizio che dalla fine del 2019 consente al Nhs 111, il numero telefonico del Pronto soccorso, di “dirottare” sulle farmacie del territorio le richieste di minore emergenza. A rivelarlo un articolo della rivista specializzata Chemist&Druggist, che ha stimato l’ammontare del rimborso sulla base delle prestazioni dichiarate: tra dicembre 2019 e novembre 2020, calcola il magazine, le farmacie iscritte al Cpcs hanno certificato alla Nhs Business Service Authority 60.136 interventi, per una remunerazione che – in base al trattamento economico previsto dal contratto – si aggira sui sei milioni di sterline, in media 46 al mese per farmacia (poco più di 53 euro).
Un portavoce della National pharmacy association (Npa, il sindacato delle farmacie convenzionate) ha ricordato a Chemist&Druggist che mantenere il servizio durante la pandemia «è stata una vera sfida». Questo, in particolare, «spiegherebbe perché il livello dei compensi è inferiore a quanto le farmacie avrebbero sperato». Ma, ha aggiunto, «è più importante assicurare l’assistenza territoriale ai nostri pazienti. Ci auguriamo che Nhs accresca i finanziamenti per consentire alle farmacie di essere sempre vicine ai loro pazienti».
Tra i proprietari di farmacia, però, c’è anche chi si lamenta dell’esiguità della remunerazione. Leyla Hannbeck, ceo della Association of independent multiple pharmacies (il sindacato delle catene indipendenti) riporta gli esiti di una valutazione condotta da uno degli associati, dalla quale emerge che in media una consultazione Cpcs richiede al farmacista 20 minuti di lavoro, «un tempo che la tariffa professionale non basta a coprire». In oltre nove mesi di servizio, la catena ha ricavato un profitto di poco superiore alle 5mila sterline (circa 5.800 euro), da ripartire però sulle sue dieci farmacie.