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Francia, l’allarme delle rurali: la crisi dei grossisti minaccia anche noi

5 Luglio 2018

La crisi che in Francia sta attanagliando le aziende della distribuzione intermedia del farmaco preoccupa innanzitutto le farmacie rurali, che con l’Apr (Association de pharmacie rurale) hanno deciso di schierarsi a fianco dei grossisti. E in una lettera cofirmata con la Cspr (Chambre syndicale de répartition pharmaceutique) e inviata ai sindaci di settemila comuni rurali francesi, li invitano a mobilitarsi per preservare un modello distributivo che assicura uguale accessibilità al farmaco a tutti i cittadini. «Anche la farmacia rurale più lontana» spiega l’Apr «viene rifornita dai grossisti alle stesse condizioni economiche e con la stessa tempestività di una farmacia del centro città». E’ quanto che comporta la natura di “servizio pubblico” che caratterizza il lavoro dei distributori, a sua volta garanzia di un accesso al farmaco senza differenze sul territorio.

Di anno in anno, però, le aziende del comparto fanno sempre più fatica ad assicurare la logistica e a stare nei conti: come riferisce al Quotidien du pharmacien la Cspr, dieci anni di interventi governativi penalizzanti sul fronte dei prezzi dei farmaci hanno messo in difficoltà sempre più gravi la distribuzione intermedia francese, il cui reddito operativo è sceso nel 2017 per la prima volta sotto i 5 milioni di euro. «Se lo Stato non interviene per assicurare un futuro all’attuale modello di distribuzione farmaceutica» avvisa il presidente della Csrp, Olivier Bronchain «ci saranno pesanti conseguenze sui pazienti e verrà rimessa in causa la disponibilità del farmaco alle stesse condizioni su tutto il territorio nazionale. I rischi di carenze e rotture di stock aumenteranno».

In effetti i problemi dei grossisti sono noti da tempo alla parte pubblica, tanto che ad aprile Csrp e ministero della Salute hanno aperto un tavolo dal quale dovrebbero provenire entro l’estate proposte per una riforma del settore. I grossisti, in particolare, chiedono un nuovo sistema di remunerazione che gli assicuri maggiori entrate per 200 milioni di euro e propongono una quota fissa a pezzo per i generici e un sistema misto (50% quota fissa e 50% margine) sugli altri. In tal modo, è il ragionamento, si sterilizzerebbero i fatturati dal calo dei prezzi causato da genericazioni e scadenze brevettuali.

«La situazione in cui versa la distribuzione intermedia francese» è il commento di Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi «presenta parecchi punti di contatto con quella italiana». Anche a proposito di riforma della remunerazione: l’incontro programmato ieri all’Aifa per riavviare il negoziato è stato rinviato per imprevisti, ma anche Federfarma Servizi spera di ottenere da quel tavolo un nuovo sistema di remunerazione che sganci le aziende del comparto dal calo dei prezzi. «Passare al sistema misto restituirebbe stabilità al settore» conferma Mirone «ed eviteremmo la continua emorragia che oggi patiscono le nostre aziende. Come i farmacisti rurali francesi dimostrano di aver capito, i destini di distributori e farmacie sono gli stessi: senza un’inversione di rotta decisa, si profila il rischio che un giorno, per sopravvivere, le aziende della distribuzione dovranno parametrare le loro spettanze al contenuto del servizio».