Nei dieci mesi che vanno da marzo a dicembre 2020, i Paesi dell’Unione europea hanno contato complessivamente 580mila decessi in più rispetto a quelli registrati negli anni dal 2016 al 2019. A dirlo un’analisi pubblicata ieri da Eurostat, che si propone di misurare l’impatto reale della pandemia confrontando i tassi di mortalità (per qualsiasi causa) dell’ultimo quinquennio.
L’eccesso di mortalità nell’Ue, dicono i dati, ha raggiunto il suo primo picco nell’aprile 2020, quando i decessi hanno superato del 25% le medie del periodo 2016-2019 relative allo stesso mese. Tra maggio e luglio l’eccedenza si è ridotta ma è poi tornata a risalire in agosto-settembre, con la seconda ondata di pandemia. Nel due mesi la mortalità in eccesso nell’Ue non ha superato l’8%, quindi ha ottobre ha toccato il 18% e a novembre ha segnato il picco, +41%, per poi tornare a calare a dicembre (+30%).
Questi però sono soltanto i valori complessivi, perché in realtà picchi e intensità dei focolai variavano largamente da un paese all’altro. Ad aprile, per esempio, l’Italia ha registrato un eccesso di mortalità del 41%, inferiore soltanto a Spagna (79,4%), Belgio (73,9%) e Olanda (53,6%). A dicembre, invece, l’eccedenza dell’Italia ammonta al 26,9%, valore che ci colloca al 19° posto in Ue (al primo c’è il Liechtenstein, +109,5%).
«Si noti» è l’avvertenza finale di Eurostat «che sebbene un aumento sostanziale della mortalità in eccesso coincida in gran parte con l’epidemia di covid-19, questi valori non discriminano tra le cause di morte e non rileva le differenze tra i sessi e le classi di età».